Quando nel XVIII secolo Carl
Linné mise mano al suo Systema Naturae
aveva ben chiaro che le scienze naturali, per entrare a pieno diritto nella
“nuova scienza”, avevano bisogno di fare chiarezza al proprio interno. Esse
avevano bisogno di una struttura in grado di distinguere philum, genus, species. Il poter distinguere le relazioni
strutturali tra gli appartenenti a una famiglia e la loro organizzazione
gerarchica stava diventando l’elemento chiave della osservazione e della
classificazione dei tre “regni” e soprattutto (inconsciamente) stava ponendo le
basi a quanto avrebbe sviluppato nel secolo successivo Charles Darwin con la
sua “teoria” dell’evoluzione.
Ma prima ancora di questi
sviluppi, assolutamente impensabili al tempo di Linné, - e si prenda questa
parentesi solo a titolo di esempio paradigmatico - si sentiva l’esigenza di
stabilire, per esempio, se il corallo fosse una specie animale o vegetale,
quando alcuni addirittura potevano pensare che fosse di origine minerale. Fu un
italiano, Vitaliano Donati, a porre fine alla questione con un suo saggio scientifico intitolato Della storia naturale marina dell’Adriatico
che, dopo essere stato pubblicato in italiano (Venezia, appresso Francesco
Storti, 1750) ebbe traduzioni in inglese (“Phil. Trans.”, XLVII, London, 1753), in tedesco (Halle, 1753) e in
francese (La Haye ,
1758). Ma non è il caso qui di aprire un capitolo che altri molto più
qualificati hanno già diffusamente e puntualmente approfondito (Giulio Barsanti, Una lunga pazienza cieca, Torino, Einaudi, 2005).
Gli sforzi di classificare
la “natura” avevano origini assai antiche e sono state ampiamente descritte da
un altro saggio del già citato Barsanti (La Scala , la Mappa , l’Albero, Firenze : Sansoni, 1992) e
alle metodiche analizzate si farà riferimento nelle brevi note che seguono.
Può invece essere utile
soffermarsi sul termine “storia” che ricorre anche nel titolo del citato saggio
del Donati. Le ragioni di una “storia” naturale si devono trovare nell’opera di
Francesco Bacone che all’inizio del secolo XVII impostò un’opera monumentale di
descrizione del mondo more historico,
includendo in essa non solo ciò che era “naturale” ma anche quanto era
“artificiale” ossia fatto ad arte, per mezzo della tecnica.
Se nella meccanica una
struttura “elementare” (ossia “per elementi”) cercava di spiegare la organizzazione
degli ingegnia attraverso la loro
scomposizione nelle “macchine semplici”, nel mondo antico la organizzazione
sistematica del sapere può solo essere derivata dai pochi trattati che ci sono
giunti. Il De Architectura di Marco
Vitruvio Pollione è organizzato in dieci libri:
Libro 1:
Introduzione all'architet-tura. La scelta dei luoghi. Gli elementi della
geometria.
Libro 2: La
storia e la filosofia del costruire. Gli elementi del costruire: mattoni,
pietre, sabbia, calce, poz-zolana. i legnami. La costruzione dei muri.
Libro 3: Gli
ordini architettonici e i canoni del costruire. Le fondazioni e le colonne.
Libro 4: I
templi.
Libro 5: Gli
edifici pubblici: il foro, i teatri, la basilica. Elementi di armonia musicale.
Acustica architettonica.
Libro 6:
Geografia ambientale. Le misure degli edifici.
Libro 7: I
terrazzi, i muri, gli intonaci. Tecnica e preparazione dei colori.
Libro 8:
l'idraulica: reperimento delle risorse e conduzione delle acque.
Libro 9: La
misura del territorio. Nozioni di geometria. La misura del tempo e nozioni di
Astronomia
Libro 10: La
macchina. Le macchine da cantiere. Le macchine idrauliche. Le macchine da
guerra. L'organo musicale.
e questa suddivisione permette di individuare una
prima mappa delle discipline e degli ambiti che competono all’ingegnarius o architectus, due professioni che ancora si confonderanno per molti
secoli. Ma alle discipline si mescolano le tipologie dei “prodotti” di una
tecnica significativamente indirizzata alle costruzioni edili. Purtroppo manca
una completa descrizione dell’opera di Varrone, prolifico trattatista.
Nel Medioevo i trattati e le
enciclopedie descrivono un mondo “naturale” dove gli artefatti
Il manuale popolare Didascalicon de studio legendi di Ugo di
San Vittore, pur basandosi sulla ripartizione delle artes secondo la
classificazione della scienza di Aristotele e Boezio, la amplia e contempla le
nuove “arti meccaniche”, “bastarde” ma necessarie per sopperire alle debolezze
del corpo umano. Si parla di fabbricazione di tessuti e di armi, di tecniche di
navigazione, di agricoltura, di caccia, di medicina e di arti teatrali.
“Tutte le conoscenze
dapprima furono nella pratica, quindi divennero tecniche” Fra le «arti
meccaniche o adulterine» si leggono “lanificium, armaturam, navigationem,
agricultu-ram, venationem, medicinam, theatri-cam”.
Il Catalogus historiarum particularium secundum capita (London 1620)
che viene posto da Francesco Bacone (1561-1626) a seguito del Novum Organum, con impaginazione
distinta, può essere assunto come struttura di un’ipotetica enciclopedia delle
arti e dei mestieri: è il prototipo progettuale dell’Encyclo-pédie. Le “storie”, o meglio il loro elenco, di cui si
riporta il dettaglio relativo alle sole arti, riescono a descrivere
compiutamente la storia della tecnica e dell’ingegneria. Qui dopo la Storia dei corpi celesti, o storia astronomica seguono le
Storie delle grandi masse e quindi le Storie
delle specie naturali. Di qui incominciano le “storie delle arti e delle
industria”:
[...] 26.
Storia dei metalli perfetti, dell’oro, dell’argento; e delle miniere, delle
vene e delle loro marcassiti; e anche la storia del lavoro nelle miniere. [...]
Seguono le storie dell’uomo. [...] 81. Storia dell’arte culinaria e delle arti
sussidiarie, come del macello, dell’allevamento dei polli, ecc. 82. Storia
della cottura, della panificazione e delle arti sussidiarie, come quella del
mugnaio, ecc. 83. Storia del vino. 84. Storia della cantina e dei differenti
tipi di bevande. 85. Storia dei dolci e delle confetture. 86. Storia del miele.
87. Storia dello zucchero. 88. Storia dei latticini. 89. Storia dei bagni e
unguenti. 90. Storia miscellanea relativa alla cura del corpo; dei barbieri,
profumieri, ecc. 91. Storia della lavorazione dell’oro e arti sussidiarie. 92.
Storia della lana e delle arti sussidiarie. 93. Storia delle manifatture della
seta e delle arti sussidiarie. 94. Storia delle manifatture del lino, della
canapa, del cotone, delle setole, e di altri tipi di filo, e delle loro arti
sussidiarie. 95. Storia della lavorazione delle piume. 96. Storia della
tessitura, e delle arti sussidiarie. 97. Storia della tintoria. 98. Storia
della conciatura, della lavorazione del cuoio, e delle arti sussidiarie. 99.
Storia della lavorazione di coltrici e piume. 100. Storia della lavorazione del
ferro. 101. Storia dell’estrazione e della lavorazione della pietra. 102.
Storia della costruzione dei mattoni e delle tegole. 103. Storia della
costruzione dei vasi. 104. Storia dei cementi e degli smalti. 105. Storia della
lavorazione del legno. 106. Storia della lavorazione del piombo. 107. Storia
del vetro e di tutte le sostanze vetrose e della lavorazione del vetro. 108.
Storia dell’architettura in generale. 109. Storia della costruzione di carri,
carrozze, lettighe, ecc. 110. Storia dell’arte tipografica, dei libri, della
scrittura, dei sigilli; dell’inchiostro, della penna, della carta, delle
membrane, ecc. 111. Storia della cera. 112. Storia dei lavori di vimini. 113.
Storia dei lavori di stuoie e delle manifatture di paglia, di giunco e simili.
114. Storia della lavanderia e delle pulizie, ecc. 115. Storia
dell’agricoltura, della pastorizia, della coltura dei boschi, ecc. 116. Storia
dell’orticoltura. 117. Storia della pesca. 118. Storia della caccia e
dell’uccellagione. 119. Storia dell’arte della guerra, e delle arti
sussidiarie, come la costruzione di armi, di archi, frecce, archibugi, cannoni,
baliste, macchine, ecc. 120. Storia dell’arte della navigazione, e dei mestieri
e delle arti sussidiarie. 121. Storia dell’atletica e degli esercizi umani in
genere. 122. Storia dell’arte del cavalcare. 123. Storia dei giochi di ogni
tipo. 124. Storia dei prestigiatori e dei saltimbanchi. 125. Storia miscellanea
di diversi materiali artificiali; come lo smalto, la porcellana, vari cementi,
ecc. 126. Storia dei sali. 127. Storia miscellanea di diverse macchine e moti.
128. Storia miscellanea degli esperimenti comuni, che non si sono costituiti in
arte. Si devono scrivere anche le storie delle matematiche pure, per quanto
esse siano piuttosto osservazioni che esperimenti. 129. Storia delle nature e
dei poteri dei numeri. 130. Storia delle nature e dei poteri delle figure. (F. Bacone, Opere,
a cura di P. Rossi, Torino, Utet, 1975, pp. 815 sgg.)
Ma queste storie mancano di una struttura gerarchica e
sembra solo che il loro autore abbia avuto la preoccupazione di non dimenticare
nulla. Delle «storie» baconiane, furono progettate tra il 1622 e il 1623 l’Historia ventorum, l’Historia gravis et levis, l’Historia sympathiae et antipathiae rerum,
l’Historia sulphuris, mercurii et salis,
l’Historia vitae et mortis, l’Historia densi et rari, ma solamente le
ultime due furono portate a compimento e pubblicate postume nel 1658.
Intanto l’ingegneria,
promossa presso il grande pubblico dai teatri di macchine, continuava a
suddividersi in ingegneria “civile” e “militare”, lasciando la prima ampio
spazio a una scienza che sempre più andava delineandosi nella sua autonomia:
l’Idraulica, di cui lo scienziato e amico di Galilei, il padre Benedetto
Castelli, fu uno dei pionieri.
Per tutto il XVII secolo
sembra quasi che la preoccupazione di dare ordine nella tecnica, che già stava
subendo importanti processi innovativi, non risultasse primaria. Bisogna
pertanto aspettare il “secolo dei lumi” e soprattutto le nuove esigenze dei
corpi tecnici militari per far nascere una “sistematica” del sapere tecnico.
La nuova situazione venutasi
a creare nel Ducato sabaudo dopo la vittoria sui Francesi (1706) impose una
organizzazione generale delle strutture dello Stato, per avviare una
"ricostruzione" organica ed efficiente. In questi piani non doveva,
né di fatto lo fu, essere trascurato l'Esercito e soprattutto i suoi corpi
tecnici. Nella dinamica della ricostruzione, il re Vittorio Amedeo II diramò in
data 23 marzo 1726 un Regio Viglietto
sulle norme di "construzione de' novi Inventarij dell'Artiglieria".
L'esigenza di "far denominare propriamente e categoricamente tutte le
rispettive Robbe et Utigli" dell'Artiglieria è sintomo di una nuova
mentalità aperta a concetti innovativi di efficienza e funzionalità. A seguito
di un nuovo Viglietto emanato da Carlo Emanuele III, in data 24 marzo 1731 si
rinnovò la prescrizione di eseguire un nuovo inventario delle "Robbe
d'Artiglieria". Il 18 aprile dello stesso anno il Commendator D'Embser fu
"caricato di far eseguire il contenuto dei controscritti tre capi" e
cioè di redigere: un "novo Vocabolario [...] sovra tutte le
categorie" concernenti l'Artiglieria. Con rapidità incredibile, in meno di
due anni furono redatti due documenti. Il primo è il Dizzionario Istruttivo di tutte le Robbe appartenenti all'Artiglieria,
il secondo documento è invece una raccolta di Dissegni d'ogni sorta de Cannoni et Mortari con tutte le pezze,
stromenti et utigli appartenenti all'Artiglieria come anco le piante, alzate et
profili di tutte le machine, edifizy, et ordegni necessary per la medema,
l'anno 1732". Se pure solo limitatamente all’ingegneria militare, il Dizzionario resta un “catalogo
ragionato” di grandissimo interesse per l’organizzazione dell’ingegneria
militare dell’epoca.
D’altro canto, se la Cyclopedia or, An Universal Dictionary of Arts and
Sciences (London, 1728) di Ephraim Chambers ancora risente di un
enciclopedismo medievale, seppure fortemente già polarizzato sulle scienze e le
tecniche, è l’Encyclopédie (Paris,
1751) di Didertot e D’Alembert a mettere un po’ d’ordine nelle tassonomie. Nel Tableau raisonnée des connaissances
humaines, che introduce il primo volume la conoscenza umana è suddivisa in
tre settori: Memoire, Raison, Imagination:
la classificazione di “arts, métiers, et manufactures” prevede che le tecniche
siano classificate all’interno della mémoire,
e più precisamente nell’ambito dell’histoire
naturelle, secondo un’enumerazione semplice e priva di organicità.
Charles Dupin, nei suoi
corsi al Conservatoire, ha classificato le diverse arti e mestieri secondo i
bisogni dell’uomo, alla luce della nuova organizzazione del lavoro industriale,
nella maniera più conforme ai ruoli assunti nella società:
1.
la preparazione delle materie prime
2.
il nutrimento dell’uomo, compreso i medicinali
3.
i vestiti ovvero le arti vestiarie
4.
i mutamenti del globo per renderlo conforme ai nostri
desideri
5.
i mobili, gli utensili, gli strumenti, e le macchine
6.
la lavorazione degli oggetti
7.
gli strumenti e le procedure usate nelle scienze e
nelle belle arti.
Sono le prime industrie e
soprattutto le “esposizioni di arti e manifatture” a far nascere l’esigenza di
rimettere in ordine un settore che stava entrando in una fase di grande
complessità.
Il 1862 è l’anno della International Exhibition di Londra, la
medesima in cui il senatore De Vincenzi raccolse materiali per il nucleo
originario per il Museo Industriale Italiano. L’universo della società
tecnologica è organizzato, dopo gli innumerevoli tentativi che ancora oggi
leggiamo nei verbali delle Commissioni, nei cataloghi delle Mostre, negli
elenchi dei Premi – in 36 categorie, che invece sono la fotografia della
società (inglese) di quell’anno 1862:
1. Cave, miniere, metallurgia e prodotti minerali
2. Sostanze e prodotti chimici e farmaceutici
3. Sostanze usate come alimentari
4. Sostanze vegetali e animali utilizzate nelle
manifatture
5. Ferrovie, incluse locomotive e vagoni
6. Mezzi di trasporto non appartenenti a sistemi
ferroviari e tramviari
7. Macchine per le manifatture e utensili
8. Macchine in generale
9. Macchine agricole e accessori
10. Ingegneria civile, architettura e costruzioni
11. Ingegneria militare, armi e accessori, armi
portatili
12. Architettura e costruzioni navali
13. Strumenti scientifici e processi dipendenti dal
loro uso
14. Apparecchi fotografici e fotografia
15. Orologeria
16. Strumenti musicali
17. Strumenti chirurgici e loro applicazioni
18. Cotone
19. Lino e canapa
20. Seta e velluti
21. Lana e fibre animali
22. Tappeti
23. Tessuti, filati, feltri come campioni di tintura e
di stampa
24. Tappezzerie, pizzi e passamaneria
25. Pelli, pellicce, piume e capelli
26. Cuoio, compresi finimenti e selleria
27. Abbigliamento
28. Carta, oggetti di cartoleria, stampa e legatura
29. Prodotti educativi
30. Arredamento, carta da parati e decorazioni
31. Ferro e oggetti metallici
32. Coltelleria
33. Oggetti in metalli preziosi e loro imitazioni;
gioielleria
34. Oggetti in vetro decorativi e per la casa
35. Ceramiche
36. Articoli da toelette e da viaggio; articoli vari.
E’ però inevitabile che le
classificazioni “industriali” e “mer-ceologiche” seguano le mode e stentino a
radicarsi all’interno di saperi codificati nelle “scuole” e destinate alla
trasmissione del sapere tecnico sulla base di un contesto culturale che ha
bisogno di riferimenti più stabili e duraturi, come li richiede la nuova
“cultura politecnica”.
La storia dell’ingegneria,
si sviluppa però non solo intorno all’innovazione industriale, ma trova nelle
istituzioni, negli “istituti tecnici superiori”, nei “politecinici” lo spazio
naturale per un consolidamento di nuove suddivisioni disciplinari.
I vari corsi di laurea, sorti
negli atenei italiani, e in specie nelle facoltà di ingegneria, nella seconda
metà del XX secolo hanno portato oggi a una proliferazione delle “ingegnerie”
il cui catalogo, al di là di varianti minimali, può essere sintetizzato come
segue:
Ingegneria
aeronautica e spaziale
Ingegneria
agroalimentare
Ingegneria
ambientale
Ingegneria
biomedica
Ingegneria
chimica
Ingegneria
civile
Ingegneria
dell’automazione
Ingegneria
dell’autoveicolo
Ingegneria
delle telecomunicazioni
Ingegneria
elettrica industriale
Ingegneria
elettronica
Ingegneria
energetica
Ingegneria
ferroviaria
Ingegneria
fisica
Ingegneria
gestionale
Ingegneria
idraulica
Ingegneria
industriale
Ingegneria
informatica
Ingegneria
meccanica
Ingegneria
militare
Ingegneria
mineraria
Ingegneria
navale
Ingegneria
nucleare
Ingegneria
tessile
Forse, per una disamina più
organica, sarebbe più utile trovare un “ordinamento” cronologico delle varie
discipline individuandone la data e il luogo di “nascita”. Così, per esempio, e
sempre solo con riferimento al “caso” italiano, calato nella realtà delle
“specializzazioni” universitarie, si avrebbe il seguente elenco cronologico e
geografico:
Ingegneria
civile (1859, Torino, Milano)
Ingegneria
meccanica (1867, Torino)
Ingegneria
chimica (1867, Torino)
Ingegneria
metallurgica (1867, Torino)
Ingegneria
industriale agricola (1867, Torino)
Ingegneria
industriale (1879, Torino e Milano)
Ingegneria
elettrotecnica (1886, Torino)
Ingegneria
aeronautica (1913, Torino)
...
Ingegneria
aerospaziale (1960, Roma)
Ingegneria gestionale
(1975, Milano)
Ma anche in questo caso il
legarsi troppo rigidamente alla nascita di un corso di laurea rischia di
dimenticare gli “esperimenti pilota”, le esperienze pionieristiche, che spesso
lasciano tracce significative nella storia della conoscenza, anche se non hanno
il tempo di consolidarsi all’interno delle istituzioni. E allora, forse,
potrebbe sembrare più utile il legare la tassonomia dell’ingegneria al sorgere
di nuove discipline, istituzionalizzate all’interno di corsi universitari, ma
la situazione appare subito caotica.
Del resto anche la stessa
suddivisione dei cosiddetti “settori scientifico-disciplinari” regolati dal
Decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
del 4 ottobre 2000, di cui si stralcia la parte relativa all’ingegneria, è
stato recentemente posto all’esame di nuove revisioni e accorpamenti.
Area 08 -
Ingegneria civile e Architettura
ICAR/01
Idraulica
ICAR/02
Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia
ICAR/03
Ingegneria sanitaria-ambientale
ICAR/04
Strade, ferrovie ed aeroporti
ICAR/05
Trasporti
ICAR/06
Topografia e cartografia
ICAR/07 Geotecnica
ICAR/08 Scienza delle costruzioni
ICAR/09 Tecnica delle costruzioni
ICAR/10 Architettura tecnica
ICAR/11 Produzione edilizia
ICAR/12 Tecnologia dell'architettura
ICAR/13 Disegno industriale
ICAR/14 composizione architettonica e urbana
ICAR/15 Architettura del paesaggio
ICAR/16 Architettura degli interni e allestimento
ICAR/17 Disegno
ICAR/18 Storia
dell'architettura
ICAR/19 Restauro
ICAR/20 Tecnica
e pianificazione urbanistica
ICAR/21 Urbanistica
ICAR/22 Estimo
Area 09 - Ingegneria industriale e
dell'informazione
ING-IND/01 Architettura
navale
ING-IND/02 Costruzioni
e impianti navali e marini
ING-IND/03 Meccanica
del volo
ING-IND/04 Costruzioni
e strutture aerospaziali
ING-IND/05 Impianti
e sistemi aerospaziali
ING-IND/06 Fluidodinamica
ING-IND/07 propulsione
aerospaziale
ING-IND/08 Macchine
a fluido
ING-IND/09 sistemi
per l'energia e l'ambiente
ING-IND/10 Fisica
tecnica industriale
ING-IND/11 Fisica
tecnica ambientale
ING-IND/12 Misure
meccaniche e termiche
ING-IND/13 Meccanica
applicata alle macchine
ING-IND/14 Progettazione
meccanica e costruzione di macchine
ING-IND/15 Disegno
e metodi dell'ingegneria industriale
ING-IND/16 Tecnologie
e sistemi di lavorazione
ING-IND/1
Impianti industriali meccanici
ING-IND/18 Fisica
dei reattori nucleari
ING-IND/19 Impianti
nucleari
ING-IND/20 Misure
e strumentazione nucleari
ING-IND/21 Metallurgia
ING-IND/22 Scienza
e tecnologia dei materiali
ING-IND/23 Chimica
fisica applicata
ING-IND/24 Principi
di ingegneria chimica
ING-IND/25 Impianti
chimici
ING-IND/26 Teoria
dello sviluppo dei processi chimici
ING-IND/27 Chimica
industriale e tecnologica
ING-IND/28 Ingegneria
e sicurezza degli scavi
ING-IND/29 Ingegneria
delle materie prime
ING-IND/30 Idrocarburi
e fluidi del sottosuolo
ING-IND/31 Elettrotecnica
ING-IND/32 Convertitori,
macchine e azionamenti elettrici
ING-IND/33 sistemi
elettrici per l'energia
ING-IND/34 Bioingegneria
industriale
ING-IND/35 Ingegneria
economico-gestionale
ING-INF/01 Elettronica
ING-INF/02 Campi
elettromagnetici
ING-INF/03 Telecomunicazioni
ING-INF/04 Automatica
ING-INF/05 Sistemi
di elaborazione delle informazioni
ING-INF/06 Bioingegneria
elettronica e informatica
ING-INF/07 Misure
elettriche e elettroniche
Per concludere, di fronte a
un problema che qui è solo presentato in maniera frammentaria e incompleta, per
evidenziarne le criticità nella stessa sua formulazione, si ritorna a una
recente “rappresentazione” dell’ingegneria apparsa in una Mostra (Ingegneri per gioco, giochi per ingegneri,
Milano novembre-dicembre 2007, Torino febbraio-marzo 2008) la quale ha
accorpato il “sapere” degli ingegneri in nove “categorie” che abbandonano i
“settori disciplinari” per privilegiare i fondamenti epistemologici di un
sapere tecnico in continua evoluzione:
Matematica e
Fisica
Materiali e
Processi
Costruzioni e
Architetture
Meccanica e
Trasporti
Energetica e
Ambiente
Aeronautica e
Spazio
Elettronica e
Telecomunicazioni
Automazione e
Robotica
Logistica e
Management
E’ inevitabile che le
classificazioni seguono dinamiche in continua evoluzione e non possono
congelarsi in rigidi schemi, e inoltre ogni tassonomia non può considerarsi
assoluta ed “esclusiva” perché gli ambiti culturali sconfinano gli uni negli
altri e proprio da queste contaminazioni nascono e nasceranno le discipline
future.
Una tassonomia
dell’ingegneria, in assoluto, non è quindi possibile e ogni classificazione
rischia di cadere sotto questo o quel riduzionismo, ma ciò nonostante una
storia tassonomica dell’ingegneria di certo aiuterà a comprendere l’evoluzione
di un corpus disciplinare intorno a
cui ancora si è fatto poco per fare luce sui suoi fondamenti epistemologici. Ma
soltanto con questa visione tassonomica sarà possibile incominciare a
organizzare una completa “storia dell’ingegneria”.
Pensare/classificare è il titolo di un curioso saggio di Georges Perec (Milano, Rizzoli, 1989)
dove sono puntualizzate le domande cardine intorno a ogni classificazione,
perché “pensare è classificare”.
“Che cosa significa la barra
di separazione tra il pensare e il clas-sificare? Che cosa mi si domanda, alla
fine? Se penso prima di clas-sificare? Se classifico prima di pen-sare? Come
classifico ciò che penso? Come penso quando voglio classificare?”
E poiché ogni
classificazione reca in sé una struttura gerarchica, forse varrebbe la pena
rifarsi allo schema che hanno proposto Brockmann, Horton e Brock (R.J.
Brockmann, W. Horton, e K. Brock, , From
database to hypertext via electronic publishing: an information odyssey, in
The Society of text: hypertext,
hypermedia, and the social construction of information, edited by Edward
Barrett, Cambridge-London, The MIT Press, 1989).
Alla sequenza, all’albero,
alla matrice, la società dell’informazione, che trova nel Web la sua nuova
realtà operativa e di supporto, nonché i suoi nuovi fondamenti epistemologici,
si sta sostituendo il paradigma della rete, dove gli intrichi e i “sentieri che
si biforcano” sembrano essere la nuova “regola”
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