Saturday, October 31, 2020

Una sistematica per l'ingegneria

Quando nel XVIII secolo Carl Linné mise mano al suo Systema Naturae aveva ben chiaro che le scienze naturali, per entrare a pieno diritto nella “nuova scienza”, avevano bisogno di fare chiarezza al proprio interno. Esse avevano bisogno di una struttura in grado di distinguere philum, genus, species. Il poter distinguere le relazioni strutturali tra gli appartenenti a una famiglia e la loro organizzazione gerarchica stava diventando l’elemento chiave della osservazione e della classificazione dei tre “regni” e soprattutto (inconsciamente) stava ponendo le basi a quanto avrebbe sviluppato nel secolo successivo Charles Darwin con la sua “teoria” dell’evoluzione.

Ma prima ancora di questi sviluppi, assolutamente impensabili al tempo di Linné, - e si prenda questa parentesi solo a titolo di esempio paradigmatico - si sentiva l’esigenza di stabilire, per esempio, se il corallo fosse una specie animale o vegetale, quando alcuni addirittura potevano pensare che fosse di origine minerale. Fu un italiano, Vitaliano Donati, a porre fine alla questione con un  suo saggio scientifico intitolato Della storia naturale marina dell’Adriatico che, dopo essere stato pubblicato in italiano (Venezia, appresso Francesco Storti, 1750) ebbe traduzioni in inglese (“Phil. Trans.”, XLVII, London, 1753), in tedesco (Halle, 1753) e in francese (La Haye, 1758). Ma non è il caso qui di aprire un capitolo che altri molto più qualificati hanno già diffusamente e puntualmente approfondito (Giulio Barsanti, Una lunga pazienza cieca, Torino, Einaudi, 2005).

Gli sforzi di classificare la “natura” avevano origini assai antiche e sono state ampiamente descritte da un altro saggio del già citato Barsanti (La Scala, la Mappa, l’Albero, Firenze : Sansoni, 1992) e alle metodiche analizzate si farà riferimento nelle brevi note che seguono.

Può invece essere utile soffermarsi sul termine “storia” che ricorre anche nel titolo del citato saggio del Donati. Le ragioni di una “storia” naturale si devono trovare nell’opera di Francesco Bacone che all’inizio del secolo XVII impostò un’opera monumentale di descrizione del mondo more historico, includendo in essa non solo ciò che era “naturale” ma anche quanto era “artificiale” ossia fatto ad arte, per mezzo della tecnica.

Se nella meccanica una struttura “elementare” (ossia “per elementi”) cercava di spiegare la organizzazione degli ingegnia attraverso la loro scomposizione nelle “macchine semplici”, nel mondo antico la organizzazione sistematica del sapere può solo essere derivata dai pochi trattati che ci sono giunti. Il De Architectura di Marco Vitruvio Pollione è organizzato in dieci libri:

Libro 1: Introduzione all'architet-tura. La scelta dei luoghi. Gli elementi della geometria.

Libro 2: La storia e la filosofia del costruire. Gli elementi del costruire: mattoni, pietre, sabbia, calce, poz-zolana. i legnami. La costruzione dei muri.

Libro 3: Gli ordini architettonici e i canoni del costruire. Le fondazioni e le colonne.

Libro 4: I templi.

Libro 5: Gli edifici pubblici: il foro, i teatri, la basilica. Elementi di armonia musicale. Acustica architettonica.

Libro 6: Geografia ambientale. Le misure degli edifici.

Libro 7: I terrazzi, i muri, gli intonaci. Tecnica e preparazione dei colori.

Libro 8: l'idraulica: reperimento delle risorse e conduzione delle acque.

Libro 9: La misura del territorio. Nozioni di geometria. La misura del tempo e nozioni di Astronomia

Libro 10: La macchina. Le macchine da cantiere. Le macchine idrauliche. Le macchine da guerra. L'organo musicale.


e questa suddivisione permette di individuare una prima mappa delle discipline e degli ambiti che competono all’ingegnarius o architectus, due professioni che ancora si confonderanno per molti secoli. Ma alle discipline si mescolano le tipologie dei “prodotti” di una tecnica significativamente indirizzata alle costruzioni edili. Purtroppo manca una completa descrizione dell’opera di Varrone, prolifico trattatista.

Nel Medioevo i trattati e le enciclopedie descrivono un mondo “naturale” dove gli artefatti  

Il manuale popolare Didascalicon de studio legendi di Ugo di San Vittore, pur basandosi sulla ripartizione delle artes secondo la classificazione della scienza di Aristotele e Boezio, la amplia e contempla le nuove “arti meccaniche”, “bastarde” ma necessarie per sopperire alle debolezze del corpo umano. Si parla di fabbricazione di tessuti e di armi, di tecniche di navigazione, di agricoltura, di caccia, di medicina e di arti teatrali.

“Tutte le conoscenze dapprima furono nella pratica, quindi divennero tecniche” Fra le «arti meccaniche o adulterine» si leggono “lanificium, armaturam, navigationem, agricultu-ram, venationem, medicinam, theatri-cam”.

Il Catalogus historiarum particularium secundum capita (London 1620) che viene posto da Francesco Bacone (1561-1626) a seguito del Novum Organum, con impaginazione distinta, può essere assunto come struttura di un’ipotetica enciclopedia delle arti e dei mestieri: è il prototipo progettuale dell’Encyclo-pédie. Le “storie”, o meglio il loro elenco, di cui si riporta il dettaglio relativo alle sole arti, riescono a descrivere compiutamente la storia della tecnica e dell’ingegneria. Qui dopo la Storia dei corpi celesti, o storia astronomica  seguono le Storie delle grandi masse e quindi le Storie delle specie naturali. Di qui incominciano le “storie delle arti e delle industria”:

[...] 26. Storia dei metalli perfetti, dell’oro, dell’argento; e delle miniere, delle vene e delle loro marcassiti; e anche la storia del lavoro nelle miniere. [...] Seguono le storie dell’uomo. [...] 81. Storia dell’arte culinaria e delle arti sussidiarie, come del macello, dell’allevamento dei polli, ecc. 82. Storia della cottura, della panificazione e delle arti sussidiarie, come quella del mugnaio, ecc. 83. Storia del vino. 84. Storia della cantina e dei differenti tipi di bevande. 85. Storia dei dolci e delle confetture. 86. Storia del miele. 87. Storia dello zucchero. 88. Storia dei latticini. 89. Storia dei bagni e unguenti. 90. Storia miscellanea relativa alla cura del corpo; dei barbieri, profumieri, ecc. 91. Storia della lavorazione dell’oro e arti sussidiarie. 92. Storia della lana e delle arti sussidiarie. 93. Storia delle manifatture della seta e delle arti sussidiarie. 94. Storia delle manifatture del lino, della canapa, del cotone, delle setole, e di altri tipi di filo, e delle loro arti sussidiarie. 95. Storia della lavorazione delle piume. 96. Storia della tessitura, e delle arti sussidiarie. 97. Storia della tintoria. 98. Storia della conciatura, della lavorazione del cuoio, e delle arti sussidiarie. 99. Storia della lavorazione di coltrici e piume. 100. Storia della lavorazione del ferro. 101. Storia dell’estrazione e della lavorazione della pietra. 102. Storia della costruzione dei mattoni e delle tegole. 103. Storia della costruzione dei vasi. 104. Storia dei cementi e degli smalti. 105. Storia della lavorazione del legno. 106. Storia della lavorazione del piombo. 107. Storia del vetro e di tutte le sostanze vetrose e della lavorazione del vetro. 108. Storia dell’architettura in generale. 109. Storia della costruzione di carri, carrozze, lettighe, ecc. 110. Storia dell’arte tipografica, dei libri, della scrittura, dei sigilli; dell’inchiostro, della penna, della carta, delle membrane, ecc. 111. Storia della cera. 112. Storia dei lavori di vimini. 113. Storia dei lavori di stuoie e delle manifatture di paglia, di giunco e simili. 114. Storia della lavanderia e delle pulizie, ecc. 115. Storia dell’agricoltura, della pastorizia, della coltura dei boschi, ecc. 116. Storia dell’orticoltura. 117. Storia della pesca. 118. Storia della caccia e dell’uccellagione. 119. Storia dell’arte della guerra, e delle arti sussidiarie, come la costruzione di armi, di archi, frecce, archibugi, cannoni, baliste, macchine, ecc. 120. Storia dell’arte della navigazione, e dei mestieri e delle arti sussidiarie. 121. Storia dell’atletica e degli esercizi umani in genere. 122. Storia dell’arte del cavalcare. 123. Storia dei giochi di ogni tipo. 124. Storia dei prestigiatori e dei saltimbanchi. 125. Storia miscellanea di diversi materiali artificiali; come lo smalto, la porcellana, vari cementi, ecc. 126. Storia dei sali. 127. Storia miscellanea di diverse macchine e moti. 128. Storia miscellanea degli esperimenti comuni, che non si sono costituiti in arte. Si devono scrivere anche le storie delle matematiche pure, per quanto esse siano piuttosto osservazioni che esperimenti. 129. Storia delle nature e dei poteri dei numeri. 130. Storia delle nature e dei poteri delle figure. (F. Bacone, Opere, a cura di P. Rossi, Torino, Utet, 1975, pp. 815 sgg.)

Ma queste storie mancano di una struttura gerarchica e sembra solo che il loro autore abbia avuto la preoccupazione di non dimenticare nulla. Delle «storie» baconiane, furono progettate tra il 1622 e il 1623 l’Historia ventorum, l’Historia gravis et levis, l’Historia sympathiae et antipathiae rerum, l’Historia sulphuris, mercurii et salis, l’Historia vitae et mortis, l’Historia densi et rari, ma solamente le ultime due furono portate a compimento e pubblicate postume nel 1658.

Intanto l’ingegneria, promossa presso il grande pubblico dai teatri di macchine, continuava a suddividersi in ingegneria “civile” e “militare”, lasciando la prima ampio spazio a una scienza che sempre più andava delineandosi nella sua autonomia: l’Idraulica, di cui lo scienziato e amico di Galilei, il padre Benedetto Castelli, fu uno dei pionieri.

Per tutto il XVII secolo sembra quasi che la preoccupazione di dare ordine nella tecnica, che già stava subendo importanti processi innovativi, non risultasse primaria. Bisogna pertanto aspettare il “secolo dei lumi” e soprattutto le nuove esigenze dei corpi tecnici militari per far nascere una “sistematica” del sapere tecnico.

La nuova situazione venutasi a creare nel Ducato sabaudo dopo la vittoria sui Francesi (1706) impose una organizzazione generale delle strutture dello Stato, per avviare una "ricostruzione" organica ed efficiente. In questi piani non doveva, né di fatto lo fu, essere trascurato l'Esercito e soprattutto i suoi corpi tecnici. Nella dinamica della ricostruzione, il re Vittorio Amedeo II diramò in data 23 marzo 1726 un Regio Viglietto sulle norme di "construzione de' novi Inventarij dell'Artiglieria". L'esigenza di "far denominare propriamente e categoricamente tutte le rispettive Robbe et Utigli" dell'Artiglieria è sintomo di una nuova mentalità aperta a concetti innovativi di efficienza e funzionalità. A seguito di un nuovo Viglietto emanato da Carlo Emanuele III, in data 24 marzo 1731 si rinnovò la prescrizione di eseguire un nuovo inventario delle "Robbe d'Artiglieria". Il 18 aprile dello stesso anno il Commendator D'Embser fu "caricato di far eseguire il contenuto dei controscritti tre capi" e cioè di redigere: un "novo Vocabolario [...] sovra tutte le categorie" concernenti l'Artiglieria. Con rapidità incredibile, in meno di due anni furono redatti due documenti. Il primo è il Dizzionario Istruttivo di tutte le Robbe appartenenti all'Artiglieria, il secondo documento è invece una raccolta di Dissegni d'ogni sorta de Cannoni et Mortari con tutte le pezze, stromenti et utigli appartenenti all'Artiglieria come anco le piante, alzate et profili di tutte le machine, edifizy, et ordegni necessary per la medema, l'anno 1732". Se pure solo limitatamente all’ingegneria militare, il Dizzionario resta un “catalogo ragionato” di grandissimo interesse per l’organizzazione dell’ingegneria militare dell’epoca.

D’altro canto, se la Cyclopedia or, An Universal Dictionary of Arts and Sciences (London, 1728) di Ephraim Chambers ancora risente di un enciclopedismo medievale, seppure fortemente già polarizzato sulle scienze e le tecniche, è l’Encyclopédie (Paris, 1751) di Didertot e D’Alembert a mettere un po’ d’ordine nelle tassonomie. Nel Tableau raisonnée des connaissances humaines, che introduce il primo volume la conoscenza umana è suddivisa in tre settori: Memoire, Raison, Imagination: la classificazione di “arts, métiers, et manufactures” prevede che le tecniche siano classificate all’interno della mémoire, e più precisamente nell’ambito dell’histoire naturelle, secondo un’enumerazione semplice e priva di organicità.

Charles Dupin, nei suoi corsi al Conservatoire, ha classificato le diverse arti e mestieri secondo i bisogni dell’uomo, alla luce della nuova organizzazione del lavoro industriale, nella maniera più conforme ai ruoli assunti nella società:

1.    la preparazione delle materie prime

2.    il nutrimento dell’uomo, compreso i medicinali

3.    i vestiti ovvero le arti vestiarie

4.    i mutamenti del globo per renderlo conforme ai nostri desideri

5.    i mobili, gli utensili, gli strumenti, e le macchine

6.    la lavorazione degli oggetti

7.    gli strumenti e le procedure usate nelle scienze e nelle belle arti.

Sono le prime industrie e soprattutto le “esposizioni di arti e manifatture” a far nascere l’esigenza di rimettere in ordine un settore che stava entrando in una fase di grande complessità.

Il 1862 è l’anno della International Exhibition di Londra, la medesima in cui il senatore De Vincenzi raccolse materiali per il nucleo originario per il Museo Industriale Italiano. L’universo della società tecnologica è organizzato, dopo gli innumerevoli tentativi che ancora oggi leggiamo nei verbali delle Commissioni, nei cataloghi delle Mostre, negli elenchi dei Premi – in 36 categorie, che invece sono la fotografia della società (inglese) di quell’anno 1862:

1. Cave, miniere, metallurgia e prodotti minerali

2. Sostanze e prodotti chimici e farmaceutici

3. Sostanze usate come alimentari

4. Sostanze vegetali e animali utilizzate nelle manifatture

5. Ferrovie, incluse locomotive e vagoni

6. Mezzi di trasporto non appartenenti a sistemi ferroviari e tramviari

7. Macchine per le manifatture e utensili

8. Macchine in generale

9. Macchine agricole e accessori

10. Ingegneria civile, architettura e costruzioni

11. Ingegneria militare, armi e accessori, armi portatili

12. Architettura e costruzioni navali

13. Strumenti scientifici e processi dipendenti dal loro uso

14. Apparecchi fotografici e fotografia

15. Orologeria

16. Strumenti musicali

17. Strumenti chirurgici e loro applicazioni

18. Cotone

19. Lino e canapa

20. Seta e velluti

21. Lana e fibre animali

22. Tappeti

23. Tessuti, filati, feltri come campioni di tintura e di stampa

24. Tappezzerie, pizzi e passamaneria

25. Pelli, pellicce, piume e capelli

26. Cuoio, compresi finimenti e selleria

27. Abbigliamento

28. Carta, oggetti di cartoleria, stampa e legatura

29. Prodotti educativi

30. Arredamento, carta da parati e decorazioni

31. Ferro e oggetti metallici

32. Coltelleria

33. Oggetti in metalli preziosi e loro imitazioni; gioielleria

34. Oggetti in vetro decorativi e per la casa

35. Ceramiche

36. Articoli da toelette e da viaggio; articoli vari.


E’ però inevitabile che le classificazioni “industriali” e “mer-ceologiche” seguano le mode e stentino a radicarsi all’interno di saperi codificati nelle “scuole” e destinate alla trasmissione del sapere tecnico sulla base di un contesto culturale che ha bisogno di riferimenti più stabili e duraturi, come li richiede la nuova “cultura politecnica”.

La storia dell’ingegneria, si sviluppa però non solo intorno all’innovazione industriale, ma trova nelle istituzioni, negli “istituti tecnici superiori”, nei “politecinici” lo spazio naturale per un consolidamento di nuove suddivisioni disciplinari.

I vari corsi di laurea, sorti negli atenei italiani, e in specie nelle facoltà di ingegneria, nella seconda metà del XX secolo hanno portato oggi a una proliferazione delle “ingegnerie” il cui catalogo, al di là di varianti minimali, può essere sintetizzato come segue:

Ingegneria aeronautica e spaziale

Ingegneria agroalimentare

Ingegneria ambientale

Ingegneria biomedica

Ingegneria chimica

Ingegneria civile

Ingegneria dell’automazione

Ingegneria dell’autoveicolo

Ingegneria delle telecomunicazioni

Ingegneria elettrica industriale

Ingegneria elettronica

Ingegneria energetica

Ingegneria ferroviaria

Ingegneria fisica

Ingegneria gestionale

Ingegneria idraulica

Ingegneria industriale

Ingegneria informatica

Ingegneria meccanica

Ingegneria militare

Ingegneria mineraria

Ingegneria navale

Ingegneria nucleare

Ingegneria tessile

Forse, per una disamina più organica, sarebbe più utile trovare un “ordinamento” cronologico delle varie discipline individuandone la data e il luogo di “nascita”. Così, per esempio, e sempre solo con riferimento al “caso” italiano, calato nella realtà delle “specializzazioni” universitarie, si avrebbe il seguente elenco cronologico e geografico:

Ingegneria civile (1859, Torino, Milano)

Ingegneria meccanica (1867, Torino)

Ingegneria chimica (1867, Torino)

Ingegneria metallurgica (1867, Torino)

Ingegneria industriale agricola (1867, Torino)

Ingegneria industriale (1879, Torino e Milano)

Ingegneria elettrotecnica (1886, Torino)

Ingegneria aeronautica (1913, Torino)

...

Ingegneria aerospaziale (1960, Roma)

Ingegneria gestionale (1975, Milano)

Ma anche in questo caso il legarsi troppo rigidamente alla nascita di un corso di laurea rischia di dimenticare gli “esperimenti pilota”, le esperienze pionieristiche, che spesso lasciano tracce significative nella storia della conoscenza, anche se non hanno il tempo di consolidarsi all’interno delle istituzioni. E allora, forse, potrebbe sembrare più utile il legare la tassonomia dell’ingegneria al sorgere di nuove discipline, istituzionalizzate all’interno di corsi universitari, ma la situazione appare subito caotica.

Del resto anche la stessa suddivisione dei cosiddetti “settori scientifico-disciplinari” regolati dal Decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica del 4 ottobre 2000, di cui si stralcia la parte relativa all’ingegneria, è stato recentemente posto all’esame di nuove revisioni e accorpamenti.

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ING-INF/05 Sistemi di elaborazione delle informazioni

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ING-INF/07 Misure elettriche e elettroniche

Per concludere, di fronte a un problema che qui è solo presentato in maniera frammentaria e incompleta, per evidenziarne le criticità nella stessa sua formulazione, si ritorna a una recente “rappresentazione” dell’ingegneria apparsa in una Mostra (Ingegneri per gioco, giochi per ingegneri, Milano novembre-dicembre 2007, Torino febbraio-marzo 2008) la quale ha accorpato il “sapere” degli ingegneri in nove “categorie” che abbandonano i “settori disciplinari” per privilegiare i fondamenti epistemologici di un sapere tecnico in continua evoluzione:

Matematica e Fisica

Materiali e Processi

Costruzioni e Architetture

Meccanica e Trasporti

Energetica e Ambiente

Aeronautica e Spazio

Elettronica e Telecomunicazioni

Automazione e Robotica

Logistica e Management

E’ inevitabile che le classificazioni seguono dinamiche in continua evoluzione e non possono congelarsi in rigidi schemi, e inoltre ogni tassonomia non può considerarsi assoluta ed “esclusiva” perché gli ambiti culturali sconfinano gli uni negli altri e proprio da queste contaminazioni nascono e nasceranno le discipline future.

Una tassonomia dell’ingegneria, in assoluto, non è quindi possibile e ogni classificazione rischia di cadere sotto questo o quel riduzionismo, ma ciò nonostante una storia tassonomica dell’ingegneria di certo aiuterà a comprendere l’evoluzione di un corpus disciplinare intorno a cui ancora si è fatto poco per fare luce sui suoi fondamenti epistemologici. Ma soltanto con questa visione tassonomica sarà possibile incominciare a organizzare una completa “storia dell’ingegneria”.

Pensare/classificare è il titolo di un curioso saggio di Georges Perec (Milano, Rizzoli, 1989) dove sono puntualizzate le domande cardine intorno a ogni classificazione, perché “pensare è classificare”.

“Che cosa significa la barra di separazione tra il pensare e il clas-sificare? Che cosa mi si domanda, alla fine? Se penso prima di clas-sificare? Se classifico prima di pen-sare? Come classifico ciò che penso? Come penso quando voglio classificare?”

E poiché ogni classificazione reca in sé una struttura gerarchica, forse varrebbe la pena rifarsi allo schema che hanno proposto Brockmann, Horton e Brock (R.J. Brockmann, W. Horton, e K. Brock, , From database to hypertext via electronic publishing: an information odyssey, in The Society of text: hypertext, hypermedia, and the social construction of information, edited by Edward Barrett, Cambridge-London, The MIT Press, 1989).

Alla sequenza, all’albero, alla matrice, la società dell’informazione, che trova nel Web la sua nuova realtà operativa e di supporto, nonché i suoi nuovi fondamenti epistemologici, si sta sostituendo il paradigma della rete, dove gli intrichi e i “sentieri che si biforcano” sembrano essere la nuova “regola”

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