Tuesday, November 28, 2017

Anatomia di un telescopio


ABC dell'artificiale

A come artificiale
B come bello
C come conveniente
D come durevole
E come efficiente
F come fruibile
G come gratificante
H come hifi
I come innovativo
L come leggero
M come maneggevole
N come normato
O come ottimizzato
P come protetto
Q come qualitonico
R come resistente
S come sostenibile
T come trasmissibile
U come utile
V come vendibile
Z come zero (effetti)

Monday, November 27, 2017

Istruzioni per il Blog (6)

V) I luoghi della cosa artificiale
W) Le storie e i protagonisti della cosa artificiale
X) Gli utilizzatori della cosa artificiale (per una sociologia dell'artificiale)
Y) I modelli (reali, virtuali, culturali, sociali, fantastici) della cosa artificiale
Z) I brevetti della cosa artificiale
AA) Le metafore della cosa artificiale
BB) Un abbecedario della cosa artificiale
CC) Illustrare l'abbecedario

Al termine dell'indagine si dovrà preparare un testo di sintesi in cui si sintetizzeranno le ricerche compiute. Nel testo dovranno essere chiaramente indicati i lemmi o i concetti collegati intratestualmente ai singoli post suggeriti nelle "Istruzioni per il Blog".

Monday, November 20, 2017

Parole, parole, parole

Come afferma Umberto Eco nel suo libro Dire quasi la stessa cosa, la corrispondenza tra i termini che definiscono una cosa in lingue differenti non è mai biunivoca. Di qui il dilemma della traduzione perfetta.

Sunday, November 19, 2017

Il mezzo è il messaggio


Marshall McLuhan è stato uno dei più importanti analisti delle comunicazione di massa, dall'avvento della stampa sino al mondo della televisione. Il suo saggio più importante è stato Understanding Media (1964) (tradotto in italiano nel 1967 con il titolo Gli strumenti del comunicare). Il suo primo saggio (1951) è The Mechanical Bride (La sposa meccanica)

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« Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un'azienda privata o dare in monopolio a una società l'atmosfera terrestre »
(Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare).

Intervista a Marshall McLuhan

Saturday, November 18, 2017

Il caso dei sacchetti di carta

Il caso viene presentato in un libro di Henry Petroski: Small Things Considered. Why There Is No Perfect Design.

Evolution of the Grocery Bag
(vedi materiali sul portale della didattica)

L'innovazione e i brevetti




Il mistero delle cose

Il mistero delle cose, di Alberto Caerio (Fernando Pessoa)

Il mistero delle cose, dove si trova?
Dove si trova che non ci appare
almeno a mostrarci che è mistero?
Cosa sa il fiume di ciò e cosa sa l’albero?
E io, che non sono più di loro, cosa ne so?
Ogni volta che guardo le cose e penso a ciò che l’uomo pensa di loro,
rido come ruscello che fresco risuona su pietre.
Perché l’unico senso occulto delle cose
è che esse non hanno alcun senso occulto.
E’ più strano di tutte le stranezze
e dei sogni di tutti i poeti
e il pensiero di tutti i filosofi,
che le cose siano realmente ciò che paiono essere
e non ci sia  niente da comprendere.

Sì, ecco ciò che i miei sensi appresero da soli: -
Le cose non hanno significazione: hanno esistenza.
Le cose sono l’unico senso occulto delle cose.

(4 gennaio 1925)

traduzione di Orietta Abbati

Friday, November 17, 2017

AVVISO

Giovedì 23 novembre 2017

NON CI SARA' LEZIONE
(per impegni istituzionali fuori sede del docente)

Wednesday, November 15, 2017

L'homo religiosus

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"Non bisogna sottovalutare né i riti né la loro durata. Una società non può conservarsi se non è incondizionatamente attaccata a certi valori, i quali, per essere incondizionati, devono avere un aspetto concreto che li protegga dal lavoro di erosione della ragione. A Oxford, a Cambridge, e più in generale in Inghilterra, ammiro una società in cui c'è ancora il posto per il rituale. L'Accademia è, in Francia, uno degli ultimi luoghi in cui esso sopravvive. Ho creduto fosse mio dovere di cittadino e di etnologo contribuire a mantenerla in vita."

da: Claude Lévi-Strauss e Didier Eribon, Da vicino e da lontano. Discutendo con Claude Lévi_Strauss, Milano : Rizzoli, 1988, p. 125.



Le cose sacre

Nei testi sacri le cose spesso assumono importanza fondamentale a sostegno dei fondamenti della religione.

Una indagine nella Bibbia attraverso i testi originali e le traduzioni.

Una indagine nel Corano attraverso la traduzione italiana.

Una indagine nelle Upanishad nel testo italiano e inglese

"Può sembrare paradossale se si riduce l'etnologia alla raccolta di oggetti destinati a comparire nei musei. Ma a partire dal momento in cui si vedono quegli oggetti come pensiero in qualche modo solidificato, la formulazione che lei ha citato acquista un senso. Quello che noi andiamo a cercare a migliaia di chilometri di distanza o a un passo da qui, sono dei mezzi supplementari per comprendere come funziona la mente umana. Quindi facciamo una sorta di psicologia. E quello che è già vero degli oggetti lo è ancora di più quando si considerano le credenze, i costumi e le istituzioni."

da: Claude Lévi-Strauss e Didier Eribon, Da vicino e da lontano. Discutendo con Claude Lévi_Strauss, Milano : Rizzoli, 1988, p. 156.


ΣΦΡΑΓΙΔΕΣ ΑΡΤΟΥ

Nella tradizione religiosa ortodossa il timbro per il pane (sfraghides artou) è elemento essenziale nella preparazione del rito dell'eucarestia.



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Monday, November 13, 2017

Bruce Chatwin

"A parte uno scrittoio da viaggio del barone Vivant Denon e una chaise de camp d'acciaio, il mobilio della stanza era di poco conto. Mr Tod diceva di detestare ogni mobile che non stesse sul basto di un mulo. C'erano tuttavia due poltrone a origlieri con fodere di lino senza fronzoli. E su tre tavoli a tempera grigia era disposta la collezione di oggetti rari che Mr Tod, per un processo di eliminazione e per le esigenze di viaggio, aveva ridotto allo scarno essenziale.
In nessuna delle opere d'arte si scorgeva l'immagine umana.
Gli inventari sono una lettura tediosa; mi limiterò quindi a elencare un fang-i Shang di bronzo con la patina « a buccia di melone » ; uno specchio magico di Norimberga; un piatto azteco con un fiore purpureo; il reliquiario di cristallo di uno stupa del Gandhara; un bezoàr montato in oro; un flauto di giada; una cintura di wampum; un falco Horus della prima dinastia, di granito rosa; e certi monili eschimesi, in avorio di tricheco, con figure di animali che per quanto stilizzati sembravano respirare. Devo tuttavia segnalare tre arnesi da taglio, poiché erano il tema di un saggio di Maximilian Todd, Die Àsthetik der Messerschàrfe, pubblicato a Jena nel 1941, in cui egli sosteneva che tutte le armi sono artigli o canini artificiali, e danno a chi le usa il piacere noto ai carnivori quando sbranano la carne viva.
Questi arnesi erano:
1. Un'azza acheuleana di selce proveniente dalle ghiaie della Senna, con l'attrattiva supplementare di una montatura Louis Quinze in bronzo dorato e la dedica « Pour le Roi ».
2. Un pugnale germanico dell'Età del Bronzo, trovato dal padre di Mr Tod nello scavo di un tumulo a Ùckermùnde, sul Baltico.
3. Una lama di spada proveniente dalla collezione del suo amico e maestro Ernst Grùnwald, datata 1279 e firmata da Toshiru Yoshimitsu, il più grande spadaio del Giappone medievale. (Un segno sulla lama indicava che la spada aveva eseguito felicemente, su un criminale, il movimento detto tai, un colpo dal basso in alto che tronca di netto il corpo dall'anca destra alla spalla sinistra).
Né ometterò una descrizione di tre altri pezzi della stessa collezione Grùnwald: una tazza da tè di Kóetsu intitolata Montagne in inverno; una scatola di scorza di betulla intrecciata della Tribù d'Oro della Manciuria; e un blocco di pietra blu-nera con segni verdi e l'iscrizione: « Questa pietra d'inchiostro con Occhi Morti proviene dal Vecchio Pozzo della Rupe Inferiore di Tuan Hsi e appartenne al pittore Mi Fei ».
Nella scatola di scorza Mr Tod custodiva i suoi due beni più cari: una calligrafia del maestro zen Sen Sotan, con la massima: « L'uomo in origine non possiede nulla »; e un rotolo di paesaggio dello stesso Mi Fei - pittore di montagne simili a nuvole e di nuvole simi i a montagne, ubriacone, petromane, intenditore di pietre d'inchiostro, odiatore degli animali domestici, che errava per i monti portando sempre con sé la sua inestimabile collezione d'arte.
Le pareti della stanza erano nude; c'era soltanto, in cornice, una calligrafia turca su foglia d'oro, con un verso di Rumi (Mathnawi, VI, 723): «Essere un morto che cammina, uno che è morto prima di morire ».
La biblioteca di Mr Tod - almeno, la sua parte visibile - non era una biblioteca nel senso corrente ma una raccolta di testi che avevano per lui un significato speciale. Erano legati in carta grigia e custoditi in una cassetta da viaggio di zigrino. Li elencherò nell'ordine in cui erano disposti, perché quest'ordine dà di per sé una certa idea della personalità del proprietario: il trattato di Cassiano sull'accidia; il poema irlandese antico La capanna dell'eremita; il saggio poetico di Hsien Yin Lung Sul vivere nelle montagne; un facsimile del De arte venandi cum avibus dell'imperatore Federico II; lo scritto di Abu'l Fazl su Akbar e i suoi piccioni viaggiatori; le Notes on the Colour of Water and Ice di John Tyndall; L'ironia delle cose di Hugo von Hofmannsthal; Landor's Cottage di Poe; il Pellegrinaggio di Caino di Wolfgang Hammerli; il poemetto in prosa di Baudelaire con il titolo inglese Anywhere out of this World! ; e l'edizione 1840 dell’Étude sur les glaciers di Louis Agassiz, con l'appendice di cromolitografie della Jungfrau e di altri ghiacciai svizzeri.
Dovrebbe essere chiaro, anche per il lettore più sbadato, che Maximilian Tod sono io. La mia storia è priva di importanza. Detesto le confidenze. D'altronde, sono convinto che un uomo è la somma delle sue cose, anche se alcuni fortunati sono la somma di un'assenza di cose. Qualche dato biografico può tuttavia giovare a mettere le mie acquisizioni in una sequenza cronologica."


(da: Il patrimonio di Maximilian Tod, in Bruce Chatwin, Anatomia dell’irrequietezza, Milano : Adelphi, 1996, pp. 80-82)

Joseph Schumpeter

Nel 1912 l'economista austriaco Joseph Schumpeter pubblica un trattato intitolato Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung (Teoria dello sviluppo economico, Firenze : Sansoni, 1977). In esso analizza l'innovazione come fattore indispensabile per la sopravvivenza delle imprese e dell'intero sistema produttivo. L'innovazione secondo Schumpeter si attua attraverso cinque "meccanismi".

Così scrive Schumpeter:

“I meccanismi dell’innovazione industriale ed economica
I mutamenti spontanei e discontinui nell’orbita del flusso circolare e gli spostamenti del centro di equilibrio si verificano nella sfera della vita industriale e commerciale, ma non nella sfera dei bisogni dei consumatori dei prodotti finiti. Laddove si verificano mutamenti spontanei e discontinui nelle tendenze del gusto dei con­sumatori, avviene un improvviso mutamento nei dati di cui l’uomo d’affari deve tener conto e quindi sorge per lui un motivo e un’occa­sione per procedere possibilmente a qualcosa di diverso da un adat­tamento graduale della sua condotta, ma senza implicare in sé e per sé l’adozione di una condotta differente. Pertanto tali mutamenti non costituiscono un problema diverso da quello del cambiamento dei dati naturali e non richiedono alcun nuovo metodo di trattamen­to, per cui faremo astrazione da qualsiasi autonoma variazione nei bisogni dei consumatori e li supporremo come « dati ». Ciò è reso per noi più facile anche dal fatto, fondato sull’esperienza, che l’ambito dei mutamenti spontanei dei bisogni è generalmente ristret­to. Senza dubbio si deve sempre partire dalla soddisfazione dei biso­gni, dato che questo è lo scopo di ogni attività produttiva e che la situazione economica di volta in volta data deve essere intesa sotto questo aspetto. Tuttavia le innovazioni nel sistema economico non avvengono di regola in maniera tale che prima sorgono spontanea­mente nei consumatori nuovi bisogni e poi, sotto la loro pressione, l’apparato produttivo riceve un nuovo orientamento. Noi non ne­ghiamo il verificarsi di questo nesso. Però è il produttore che di regola inizia il cambiamento economico e i consumatori, se neces­sario, sono da lui educati; essi sono, come pure erano, considerati come persone che vogliono cose nuove, o cose che differiscono per qualche aspetto o per l’altro da quelle che sono abituati ad usare. Pertanto, mentre è ammissibile e anche necessario considerare i bi­sogni dei consumatori come una forza autonoma e addirittura fonda­mentale nella teoria del flusso circolare, noi dobbiamo invece assumere una differente attitudine appena ci rivolgiamo ad analizzare il « cambiamento ».

Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla nostra portata. Produrre altre cose, o le stesse cose in modo differente, significa combinare queste cose e queste forze in maniera diversa. Finché la nuova combinazione viene raggiunta, con il tempo, partendo da quella vecchia, per piccoli passi e attraverso continui adattamenti, si ha certo un mutamento, ed eventualmente una crescita, ma non un nuovo fenomeno sottrat­to alla considerazione dell’equilibrio, né uno sviluppo nel senso no­stro. Nella misura in cui ciò non si verifica, ed anzi la nuova combi­nazione può prodursi o effettivamente si produce solo in maniera discontinua, sorgono invece i fenomeni caratteristici dello sviluppo. Per motivi di funzionalità nell’esposizione, quando parleremo di nuo­ve combinazioni di mezzi di produzione, intenderemo da qui in avan­ti solo questo caso. Lo sviluppo nel senso nostro viene allora definito dall’introduzione di nuove combinazioni.


Questo concetto comprende i cinque casi seguenti:

1. Produzione di un nuovo bene, vale a dire di un bene non ancora familiare alla cerchia dei consumatori, o di una nuova qualità di un bene.
2. Introduzione di un nuovo metodo di produzione, vale a dire non ancora sperimentato nel ramo dell’industria in questione, che non ha affatto bisogno di fondarsi su una nuova scoperta scientifica e che può consistere anche in un nuovo modo di trattare commercia­le una merce.
3. Apertura di un nuovo mercato, vale a dire di un mercato in CUI un particolare ramo dell’industria di un certo paese non era ancora penetrato, sia che questo mercato esistesse già prima oppure no.
4. Conquista di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati, anche qui sia che questa fonte di approvvigionamento esistesse già prima sia che si debba innanzitutto crear­la.
5. Attuazione di una riorganizzazione di una qualsiasi industria come la creazione di un monopolio (ad esempio mediante la formazione di un « trust ») o la sua distruzione.

Due cose sono essenziali per i fenomeni connessi all'introduzione di queste nuove combinazioni, e per la comprensione dei problemi che ne risultano. In primo luogo, non è essenziale — benché possa avvenire — che le nuove combinazioni vengano introdotte dalle stesse persone che controllano il processo produttivo o commerciale che deve essere soppiantato da uno nuovo. Di regola anzi, le nuove combinazioni sono incorporate in nuove imprese che generalmente non nascono dalle vecchie ma iniziano a produrre accanto ad esse. Per attenerci all'esempio già scelto, non è, in generale, il padrone delle diligenze ad introdurre le ferrovie. Questa circostanza non solo pone in una luce particolare la discontinuità che contrassegna il processo che vogliamo descrivere, e crea, per così dire, una seconda specie di discontinuità, in aggiunta a quella sopra menziona­ta, ma spiega anche importanti caratteristiche del corso degli eventi. Specialmente nell’economia concorrenziale, in cui le nuove combina­zioni portano all’eliminazione delle vecchie appunto attraverso la con­correnza, si spiega così da un lato il processo di ascesa e caduta econo­mica e sociale di individui e di famiglie proprio di questa forma di organizzazione, nonché una intera serie di altri fenomeni relativi al ciclo vitale delle imprese e al meccanismo di formazione della ricchezza privata e così via. Anche in un’economia non di scambio, come ad esempio quella socialista, nuove combinazioni frequentemente com­parirebbero a fianco di quelle vecchie. Ma le conseguenze economiche di questo processo verrebbero meno parzialmente e quelle sociali com­pletamente. E se l’economia fondata sulla concorrenza è infranta dalla formazione di grandi gruppi industriali, come sempre di più avviene in tutti i paesi, allora questo deve diventare sempre di più vero nella vita reale, e l’introduzione di nuove combinazioni deve diven­tare in misura sempre maggiore affare interno di un medesimo orga­nismo economico. Tale differenza è abbastanza grande per fare da spartiacque fra due epoche della storia sociale del capitalismo.”


(Joseph Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico (1912), Firenze : Sansoni, 1977, pp. 74-77)

Vilfredo Pareto

La teoria delle funzioni entra in maniera fondamentale nel Manualedi economia politica (1906) di Vilfredo Pareto  dove, partendo dal Capitolo IV, si tratta del “fenomeno dei gusti al piacere che prova l’uomo consumando certe cose o comunque usandone”, per arrivare al Capitolo successivo dove si tratta “degli ostacoli e del modo col quale si superano, ossia lo studio della produzione”, per arrivare nel Capitolo VI all’Equilibrio economico. La “economia matematica” che troverà ampio spazio nell’Appendice al volume con teoremi, dimostrazioni ed esempi, entra in questi capitoli esemplificata in grafi e diagrammi che esprimono le relazioni tipiche della produzione dei beni. Senza dilungarci troppo in queste considerazioni si faccia, a puro titolo di esempio, riferimento ai paragrafi 69 e 70 del Capitolo IV dove si tratta del “colle dell’ofelimità[1]”.

Dalla proprietà dell’ofelimità elementare di una merca decrescere quando cresce la quantità di quella merce a disposizione dell’individuo, segue che il colle dell’ofelimità ha pendenza più aspra alla base, più lieve in alto; somiglia al monte del purgatorio di Dante

Questa montagna è tale.
Che sempre al cominciar disotto è grave,
E quanto più va sa, e men fa male.
Purg., IV, 88-99.                

Per le merci di prima necessità l'analogia è completa

E la costa superba più assai,
Che da mezzo quadrante a centro lista.
Purg., IV, 41-42.


70. Una proprietà di gran momento per la teoria è la seguente. Quando, percorrendo per un certo verso un sentiero rettilineo si principia a scendere, si scende poi sempre seguitando a percorrerlo per lo stesso verso. Invece, se si principia a salire, si può poi scendere. La dimostrazione si darà nell'Appendice; qui ei mostrerà solo la cosa intuitivamente. Pei sentieri del genere di a b è evidente che si sale sempre nel senso della freccia, si discende pel verso opposto. Pei sentieri come m c si sale, pel verso della freccia, sino in c, e poi si cala. Da c in m, procedendo pel verso contrario a quello della freccia, si cala sempre. Perché si potesse salire, sarebbe necessario che, in qualche punto come c", invece di passare dal di sopra al di sotto della linea di indifferenza, come in c', si passasse dal di sopra al di sotto. Ma se ciò accade, la curva che passa in c", dovendo sempre avere la sua tangente che fa un angolo acuto α, come è indicato sulla fig. 39, non può scappare da c" in e, ma deve di necessità inflettersi per andare verso f. Ma quella concavità in h è contraria alla proprietà delle linee di indifferenza; dunque l'ipotesi fatta non può sussistere.


Così nasce la moderna econometria, fondata da un ingegnere, ma ben presto gli interessi, sempre intrisi di un profondo umanesimo cambiano, portando l'autore alla stesura del Trattato di Sociologia generale (1916).


[1] Il termine “ofelimità” derivato dal greco ophélimos 'vantaggioso, utile', fu introdotto da Vifredo Pareto per indicare il valore soggettivo di un bene, determinato in base al piacere derivante dal suo uso o dal suo possesso.

Sunday, November 12, 2017

Walter Benjamin


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L'antropologia del gioco



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Il fare

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Nell'antica Grecia il verbo poiein aveva il significato di "fare", ma originariamente si riferiva all'atto creativo del vasaio che modellando la creta informe sul tornio ne estraeva un vaso. Di qui il significato creativo del fare, simile all'atto divino della creazione.
Di qui la poetiké techne e la poiesis, donde la nostra "poesia"

poiein kai prattein (creare e agire)

Il feticcio

Feticcio (nella Enciclopedia Treccani): Oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale. Il vocabolo, adottato nel 16° sec. dai navigatori portoghesi (feitiço) per designare gli idoli e gli amuleti che comparivano nelle pratiche cultuali di popoli indigeni africani, fu esteso successivamente alle reliquie sacre della devozione popolare e, più in generale, a qualsiasi oggetto ritenuto immagine, ricettacolo di una forza invisibile sovrumana.

Nella psicanalisi è riferito a oggetti che, attraverso meccanismi di simbolizzazione, assumono un significato sessuale, divenendo in tal modo sostituti dell’oggetto d’amore ( feticismo).


FOTO 1 Feticcio africano

Giocattoli



Henri Nicolle, Les jouets ce qu'il y a dedans, Paris : chez E. Dentu, 1858

Wetware

‘‘Wetware ’’ is the name that computer scientists and engineers give to the human brain and nervous system, to contrast them with computer hardware and software.


Un nuovo paradigma

in vivo --- in vitro --- IN SILICO


Conway's Game of Life

Saturday, November 11, 2017

Il briccone divino

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Mitologie contemporanee

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Nel 1957 Roland Barthes scrive Mythologies (Paris : du Seuil) che viene tradotto in italia con il titolo Miti d'oggi (Torino : Einaudi, 1974). La prima edizione italiana appare dall'Editore Lerici nel 1962.

Un museo a Istanbul

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Nel lo scrittore Ohran Pamuk ha scritto un romanzo quasi-autobiografico intitolato Il museo dell'innocenza (Torino : Einaudi, 2009). Successivamente nella sua  città natale, Istanbul, ha raccolto in un piccolo museo gli oggetti legati al "ricordo degli anni dell'innocenza". E' nato così anche fisicamente il Museo dell'innocenza (presentato nel volume L'innocenza degli oggetti (Torino : Einaudi, 2012).



L'osso del gigante

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Galileo Galilei in Discorsi e dimostrazioni matematiche inaugura la scienza delle costruzioni moderna affrontando il tema della non linearità dei sistemi fisici e, di fatto, ponendo fine alla cultura della "divina proportione".

L'evoluzione delle cose utili



Henry Petroski, The Evolution of Useful Things, New York : Vintage Books, 1992

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La cultura

Edward Tylor (1832-1917), uno dei padri dell’antropologia culturale, in un’opera del 1871, Primitive Culture, afferma che: “la cultura è quell’insieme complesso che comprende il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società”.

L'uomo è un animale imperfetto che attraverso la cultura si adatta alle condizioni ambientali e sopravvive.

Pico della Mirandola: L'uomo è interprete del suo destino.

Thursday, November 9, 2017

Mission Apollo 13 - We've got a problem

Apollo 13 è un film del 1995, diretto da Ron Howard.

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Istruzioni per il Blog (5)

Q) I simboli della cosa artificiale
R) I rischi della cosa artificiale
S) Le tecnologie (e le scienze) della cosa artificiale
T) Le industrie della cosa artificiale
U ) Un glossario trilingue della cosa artificiale


Wednesday, November 8, 2017

La cultura, le culture

Due interventi di Marco Aime alla Fondazione Faraggiana:




Il pensiero selvaggio e il bricolage

Il “pensiero selvaggio che non è, per noi, il pensiero dei selvaggi, né quello di un’umanità primitiva o arcaica, bensì il pensiero allo stato selvaggio, distinto dal pensiero educato o coltivato proprio in vista di un rendimento”. (Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio [1])

”esistono ancora alcune zone in cui il pensiero selvaggio si trova, come le specie selvatiche, relativamente protetto: è il caso dell’arte, cui la nostra civiltà accorda lo statuto di parco nazionale con tutti i vantaggi e gli inconvenienti che comporta una formula tanto artificiale; e soprattutto è il caso di tanti settori della vita sociale ancora incolti ove, per indifferenza o per impotenza, e senza che il più delle volte sappiamo il perché, il pensiero selvaggio continua a prosperare. (2)

“La poesia del bricolage nasce anche e soprattutto dal fatto che questo non si limita a portare a termine, o ad eseguire, ma «parla», non soltanto con le cose, […], ma anche mediante le cose: raccontando attraverso le scelte che opera tra un numero limitato di possibili, il carattere e la vita del suo autore. Pur senza mai riuscire ad adeguare il suo progetto, il bricoleur vi mette sempre qualcosa di sè.”

Claude Levi-Strauss parla de “l’esistenza di due diverse forme di pensiero scientifico, funzioni certamente non di due fasi diseguali dello sviluppo dello spirito umano, ma dei due livelli strategici in cui la natura si lascia aggredire dalla conoscenza scientifica: l’uno approssimativamente adeguato a quello della percezione e dell’intuizione, l’altro spostato di piano; come se i rapporti necessari che costituiscono l’oggetto di ogni scienza, neolitica o moderna che sia, fossero raggiungibili attraverso due diverse strade, l’una prossima alla intuizione sensibile, l’altra più discosta.” (3)

“Proprio per sua essenza, questa scienza del concreto doveva limitarsi a risultati diversi da quelli destinati alle scienze esatte e naturali, ma non per questo essa fu meno scientifica e i suoi risultati meno reali: questi ultimi anzi, impostisi diecimila anni prima degli altri, rimangono ancora e sempre il sostrato della nostra civiltà. D’altronde, sopravvive fra noi una forma di attività che, sul piano tecnico, ci consente di renderci conto abbastanza bene delle caratteristiche, sul piano speculativo, di una scienza che preferiamo chiamare ’primaria’ anziché primitiva: questa forma è di solito designata col termine bricolage. […] Oggi per bricoleur s’intende chi esegue un lavoro con le proprie mani, utilizzando mezzi diversi rispetto a quelli usati dall’uomo di mestiere. Ora, la peculiarità del pensiero mitico sta proprio nell’esprimersi attraverso un repertorio dalla composizione eteroclita che, per quanto esteso, resta tuttavia limitato: eppure di questo repertorio non può fare a meno di servirsi, perché non ha niente altro tra le mani. Il pensiero mitico appare così come una sorta di bricolage intellettuale, il che spiega le relazioni che si riscontrano tra i due. Come il bricolage sul piano tecnico, la riflessione mitica può ottenere sul piano intellettuale risultati veramente pregevoli e imprevedibili;” (4)

“Vale la pena di approfondire ulteriormente questo paragone, perché ci facilita l’accesso ai rapporti reali esistenti fra i due tipi di conoscenza scientifica che abbiamo ora distinti. Il bricoleur è capace di eseguire un gran numero di compiti differenziati, ma, diversamente dall’ingegnere, egli non li subordina al possesso di materie prime e di arnesi, concepiti e procurati espressamente per la realizzazione del suo progetto: il suo universo strumentale è chiuso, e, per lui, la regola del gioco consiste nell’adattarsi sempre all’equipaggiamento di cui dispone, cioè a un insieme via via ‘finito’ di arnesi e di materiali, peraltro eterocliti, dato che la composizione di questo insieme non è in rapporto col progetto del momento, né d’altronde con nessun progetto particolare, ma è il risultato contingente di tutte le occasioni che si sono presentate di rinnovare o di arricchire lo stock o di conservarlo con i residui di costruzioni e di distruzioni antecedenti. L’insieme dei mezzi del bricoleur non è quindi definibile in base a un progetto (la qual cosa presupporrebbe, almeno in teoria, l’esistenza di tanti complessi strumentali quanti sono i generi di progetto, come accade all’ingegnere); esso si definisce solamente in base alla sua strumentalità, cioè, detto in altre parole e adoperando lo stesso linguaggio del bricoleur, perché gli elementi sono raccolti o conservati in virtù del principio che ‘ possono sempre servire ’. Simili elementi sono dunque specificati solo a metà: abbastanza perché il bricoleur non abbia bisogno dell’assortimento di mezzi e di conoscenze di tutte le categorie professionali, ma non tanto perché ciascun elemento sia vincolato ad un impiego esattamente determinato. Ogni elemento rappresenta un insieme di relazioni al tempo stesso concrete e virtuali: è un operatore, ma utilizzabile per una qualsiasi operazione in seno a un tipo. (5)

“Osserviamolo all’opera (ci si riferisce al bricoleur ndr): per quanto infervorato dal suo progetto, il suo modo pratico di procedere è inizialmente retrospettivo: egli deve rivolgersi verso un insieme già costituito di utensili e di materiali, farne e rifarne l’inventario, e infine, soprattutto, impegnare con essa una sorta di dialogo per inventariare, prima di sceglierne una, tutte le risposte che l’insieme può offrire al problema che gli viene posto. Egli interroga tutti quegli oggetti eterocliti che costituiscono il suo tesoro, per comprendere ciò che ognuno di essi potrebbe ‘significare’, contribuendo così alla definizione di un insieme da realizzare che alla fine, però, non differirà dall’insieme strumentale se non per la disposizione interna delle parti. Quel blocco cubico di quercia potrebbe servire da bietta per rimediare all’insufficienza di un asse di abete, oppure da piedistallo, cosa che permetterebbe di valorizzare la venatura e la levigatezza del vecchio legno. In un caso sarà estensione, nell’altro materia. Ma queste possibilità vengono sempre limitate dalla storia particolare di ciascun pezzo e da quanto sussiste in esso di determinato, dovuto all’uso originale per cui era stato preparato o agli adattamenti subiti in previsioni di altri usi. Come le unità costruttive del mito, le cui possibilità di combinazione sono limitate dal fatto di essere ricavate da una lingua dove possiedono di già un senso che ne riduce la libertà di impiego, gli elementi che il bricoleur raccoglie e utilizza sono ‘previncolati’. D’altra parte la decisione dipenderà dalla possibilità di permutare un altro elemento nella funzione vacante, così che ogni scelta trarrà seco una riorganizzazione completa della struttura che non sarà mai identica a quella vagamente immaginata né ad altra che avrebbe potuto esserle preferita. In certo qual modo anche l’ingegnere interroga, poiché anche per lui esiste un ‘interlocutore’ , determinato dal fatto che i mezzi, le capacità e le conoscenze in suo possesso non sono mai illimitati , e che, in questa forma negativa, egli urta contro una resistenza con la quale gli è indispensabile venire a patti. Si potrebbe essere tentati di dire che l’ingegnere interroga l’universo, mentre il bricoleur si rivolge a una raccolta di residui di opere umane , cioè a un insieme culturale di sottordine. […] la caratteristica del pensiero mitico, come del bricolage sul piano pratico, è di elaborare insiemi strutturati, non direttamente per mezzo di altri insiemi strutturati, ma utilizzando residui e frammenti di eventi […] il pensiero mitico, da vero bricoleur, elabora strutture combinando insieme eventi, o piuttosto residui di eventi, mentre la scienza, che ‘cammina’ in quanto si instaura, crea, sotto forma di eventi, i suoi strumenti e i suoi risultati, grazie alle strutture che fabbrica senza posa e che sono le sue ipotesi e le sue teorie. Ma non equivochiamo: non si tratta di due stadi o di due fasi dell’evoluzione del sapere, poiché i due modi di procedere sono ugualmente validi.”(6)

1) Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio, Milano : il Saggiatore, 2003, pag. 240
2) idem, pag. 240
3) idem, pag. 28
4) idem, pag. 29-30
5) idem, pag. 30-31
6) idem, pag. 31-34

Il segno


Sunday, November 5, 2017

Saturday, November 4, 2017

Le specifiche tecniche

Specifica tecnica secondo la definizione dell'art.1.1 Dir. 98/34/CEE:

«Specificazione contenuta in un documento che definisce le caratteristiche richieste di un prodotto, quali i livelli di qualità o di proprietà di utilizzazione, la sicurezza, le dimensioni, comprese le prescrizioni applicabili a un prodotto per quanto concerne la terminologia, i simboli, le prove e i metodi di prova, l'imballaggio, la marchiatura e l'etichettatura».


Specification (ovvero Technical Standard)  / Specifica tecnica (Normativa tecnica)

Enti normatori:
UNI (Italia)
CEI (Italia)
DIN (Germania)
AFNOR (Francia)
BSI (Regno Unito)
ISO (international)
MIL, DoD, NASA, Specs (USA)
JIS (Giappone)
CSA (Canada)