Ecco un articolo scritto da
Eugenio Battisti per "Gran Bazar" nel 1985.
Breve e non convinto lamento
sulla inevitabile digitalizzazione delle cose
Mi dicono che si sono già fatti esperimenti per trasmettere, via cavo, non informazioni, "ma cose"; cioè fasci di elettroni con relativo programma per ricostruire le loro aggregazioni; d'altra parte tutti questi mirabilia li abbiamo già visti ai tempi della nostra infanzia nelle illustrazioni coloratissime dei giornaletti, tipo il Cartoccino, oggi venerati, raccolti nei musei, ma forse ma, studiati come profezie Gli effetti strepitosi della vernice contro la gravità, da spalmarsi sotto le scarpe, in modo da eliminare macchine rd arai, chi li ha dimenticati? Ma quand'è che verranno messi in funzione?
Che cosa ha a che fare, tutto ciò, con le cose e le
immagini? Ahimè, moltissimo. Infittì il processo di smaterializzazione,
condotto dall'arte contemporanea e su cui esiste ormai una bibliografia
critica cospicua, dopo l'arte concettuale che sembrava costituirne una punta
estrema, è continuato al di sotto del revival figurativo e narrativo,
ambiguamente librato fra simbolismo, espressionismo e fumetti, che riempie di
nuovo le case di quadri da appendere in salotto. È passato in mano dei tecnici,
ma si badi: tecnici pericolosi, sperimentatori di nuovi sistemi TV, che hanno portato
ultimamente ai grandi panorami circolari animati da ologrammi, programmatori ad
altissimo livello, che dopo aver incominciato ad eliminare le biblioteche per
sostituirle con banche dati stanno ora saggiando le possibilità (ancora
imprevedibili) connesse con la digitalizzazione delle immagini e delle
strutture pluridimensionali; ragazzi che si sono abituati a giocare di fronte
ad uno scherano, invece clic con giocattoli meccanici o di plastica. II
prossimo passo sarà inevitabilmente una serie di macchine utensili invisibili
che agiranno tramite forze di cui sarà negata del tutto all'uomo la
percezione, e di cui vedremo solo gli effetti. Macchine che sostituiranno,
anche nella mitologia collettiva, gli angioli. Molto presto, anche, scomparirà
del tutto il rumore, appena si produrranno a basso costo gli apparecchi già
usati per le grandi macchine e che lo annullano mediante interferenze di onde
sonore. L'elettricità, dominando rotta da sola, ricavata dal sole o anche solo
da un lieve barlume, diventerà di nuovo, come ai suoi inizi, pura magia.
Essendo questo il contesto delle prossime settimane,
la giustapposizione dei termini: cose e immagini, non può essere musa, a mio
parere, né come antitesi, né come coppia parallela ma conte compiuta identità:
l'immagine sarà la cosa e la sostituirà: non ci saranno più attori, ma il loro
doppio olografico e televisivo, inesistente e convincente, costruito con lavoro
snervante mediano rotazioni avanti e indietro di un videodisco, ricavato da
filmati che ritraggono un uomo o una donna in tutti i loro atteggiamenti
possibili. E questo repertorio sari montato a volontà, ricavandolo da una banca
dati nel momento della perfomance, che ovviamente sarà programmata mediante una
tastiera o più semplicemente mediante un
comando ad alta voce. Non avremo in questa forma Carmelo Bene, ma il suo
successore generazionale. Per assurdo, sulla base degli esperimenti già
condotti dal MIT, in cale modo saranno programmati anche i grandi incontri
politici fra oriente ed occidente, E non c'è speranza che ciò non accada. Lo si
è visto, senza che si potesse resistere, durante le grandi consultazioni elettorali,
i cui risultati non sono stati più consegnati alla storia dai voti, ma dai pollls. Si è giunto al punto di
celebrare l'elezione d'un presidente americano prima che gli elettori andassero
a votare nella parte ovest del paese; e gli errori sono talmente minimi da
rendere inutili gli spogli delle schede, anzi viene il sospetto addirittura
che proprio per le incongruenze con le previsioni si siano potuto scoprire in
qualche caso brogli elettorali, mentre questi avvenivano. La stessa nostra
biografia umana e sociale è ridotta ad una serie di numeri: ricavabili dalle
carte di credito, dalle cartelle delle tasse, dalle statistiche dei consumi, dalle
previsioni compiute fin dall'inizio del nostro ciclo lavorativo sulla nostra
presumibile data di morte dalle società di assicurazione. II corpo, di cui si
sa a menadito capacita di resistenza e performance, usi e bisogni, specialmente
superflui ed indotti, è anch'esso ridotto a indici digitalizzabili: si canta e
ci si allena controllandosi su dei monitors, e tutta l'ultima storia è scritta
su supporti smaterializzati, come il videotape, la registrazione su nastro,
quando addirittura non si consuma e si annulla in una telefonata. Poveracci gli
archivisti del futuro, a ricostruire tracce magnetiche vaghe, piene di rumori
di fondo o di silenzi. Ed il mondo esterno che frequentiamo, anch'esso è pura
immagine giacché lo conosciamo o lo memorizziamo non sulla base della fatica
fisica per dominarlo, ma attraverso diapositive, documentari televisivi, libri
a colori, depliants turistici. In realtà noi ne deleghiamo sempre di più la
conoscenza ad occhi artificiali e meccanici, che ci portano in foreste inesistenti,
in quanto solo parzialmente conservate o del tutto rifatte, in architetture e
città arbitrariamente restaurate sulla base delle mode correnti, per costruire
là dove lo si desidera un passato istantaneo, in pseudo società primitive dai
comportamenti censurati in modo da rendere irriconoscibili le motivazioni ed
emozioni di base. Certo è qualcosa di più complesso, anche se naif, della
nostra socialità svolta solo più via cavo, e prossimamente codificata in
linguaggio Ascii. Il bisticcio domestico, il delitto sentimentale, l'aggressione
senza ragione, come la bora ed il ciclone (ingredienti che abbiamo subito
assimilato esteticamente, cioè di nuovo a livello di immagine introducendoli
in mille film del terrore), l'incidente di macchina o la morte per cancro (su
cui le cronache cercano di sorvolare), sono gli ultimi tizzi di protesta di una
natura che soleva essere sublime, indomabile, divina annichilando l'orgoglio
dell'uomo. Sono ora topoi da schedare, se rivestono un certo grado di
eccezionalità, nell'archivio fotografico di una grande agenzia di stampa.
Così, c'è un'ultima parentesi lasciata ancora indenne ma fruita ahimè senza
più senso di rischio, di gioia liberatoria, d'imbarazzo dopo: nonostante
cosmetici, deodoranti, pomate o pillole antifecondative l'amore resta una cosa:
sporca, umida, sudata, come ha da essere. Fino a quando?
Testo battuto con personal computer Epson X8;
stampante Epson FX 80; programma: Word star; inviatoci dall'autore i1 21-3-1985.
“Gran Bazar” giugno-luglio 1985.