Monday, October 22, 2018

Il lusso





In primo luogo, grazie alle loro dimensioni e alla varietà del tessuto sociale, le
città grandi e piccole offrivano uno spazio favorevole alla differenziazione dei
prodotti e alla specializzazione dei servizi. Senza le città, è impensabile la
varietà di servizi da tè, tappezzerie e abiti pronti, come anche la comparsa dalla
metà del XVIII secolo di negozi specializzati nella vendita di vetri e porcellane
accanto ai vecchi negozianti di tessuti.

Le leggi suntuarie erano diretta espressione della visione di un mondo con
orizzonti fissi e immutabili. Un paese disponeva di risorse limitate e per poter
sopravvivere aveva bisogno di ordine e di moderazione autoimposta. All’inizio
dell’età moderna, consumare significava letteralmente usare qualcosa fino a
esaurimento o logorarla del tutto.

I piatti cinesi e i tappeti turchi che i borghesi olandesi esibivano nelle loro abitazioni

erano i simboli di questa «relazione positiva con il mondo»,

Per la Royal Society, fondata nel 1660,
il vetro veneziano e altri beni di lusso stranieri favorivano il progresso di nuove
tecnologie e utili conoscenze. I brevetti proliferavano. Nella sua History of the
Royal Society (1667), il vescovo di Rochester presentava il lusso e le novità

come veicoli di progresso.

Nel suo lavoro La favola delle api (1705-14), Bernard de Mandeville...
I «vizi privati» – sua famosa espressione – contribuivano al bene pubblico:
Perfino l’invidia e la vanitàServivano l’industria;La loro follia favorita, la volubilitàNel nutrirsi, nell'arredamento e nel vestireQuesto vizio strano e ridicolo, era divenutoLa ruota che faceva muovere il commercio

Per Jean-Jacques Rousseau, il
desiderio delle cose trasformava gli uomini liberi in schiavi. Abiti alla moda ed
eccessive comodità alienavano gli esseri umani dal loro vero Sé. Lo stesso
Rousseau indossava un semplice cappotto armeno, con grande scherno da parte

dell’alta società.

William Blackstone, il padre del diritto comune, dedicò il libro piú
voluminoso dei Commentaries on the Laws of England (1765-69) ai «Diritti
delle cose», tracciando fra esse precise distinzioni, dai beni mobili e immobili

agli animali domestici e selvatici.

Daniel Defoe in Moll Flanders (1722), raccontava la storia di una giovane donna travolta dal
desiderio di fazzoletti di seta e perline d’oro, che l’avrebbe condotta a compiere
furti, prostituirsi e finire in prigione: piú ella desiderava cose, piú lei stessa si
riduceva a un oggetto in vendita.

Nel 1890, il teologo liberale Konrad
Kambli rivisitò il lusso dalla prospettiva di un cristiano riformato 103. Il lusso,
egli sosteneva, non era peccato, se mai, una forza civilizzatrice. Era per questo,
dopo tutto, che i popoli che non godevano di lussi erano barbari. È altresí vero,
scriveva, che non ogni genere di lusso era buono, ma, finché era moderato e
adeguato al rango di una persona, esso favoriva lo sviluppo culturale

dell’individuo e della società in generale.

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