Lezione n.26 - La diversità delle culture


饮食男女 (Yǐn shí nán nǚ)

Mangiare bere uomo donna,  un  film di Ang Lee (1994)


Friday, November 28, 2014

Istruzioni per il Blog (i) - Blog Instructions (i)

23) Preparare un catalogo che illustri una delle "cose" assegnate:

  • catalogo delle specie
  • catalogo dei produttori
  • catalogo delle regioni di provenienza
  • catalogo dei nomi
  • catalogo dei modelli in vendita
  • catalogo dei marchi
  • catalogo dei titoli di libri
  • ...

Wednesday, November 26, 2014

Tassonomie

“Posò la scatola di latta, richiuse il cassetto, riprese la scatola e si voltò. [...] Poco dopo, aperta la scatola, restò lì a guardarne il contenuto, senza toccarlo, provando sempre quella stessa perplessità, quello stesso sgomento. Stette così, in silenzio, la fronte aggrottata, forse per un quarto d’ora, immobile, seduta davanti alla scatola aperta, posata sulla coiffeuse. Dopo un po’ di tempo, con gli occhi che le dolevano e la vista annebbiata, prese a rimuginare con un dito, lentamente tra quegli oggetti alla rinfusa [...] finché, uno dopo l’altro, ne fece l’inventario, e cioè: [...]” (Claude Simon, L’erba, Torino 1961)

La storia dei cataloghi è la storia della conoscenza umana. Catalogare le centoquarantaquattro tribù di Israele, oppure le navi dei Greci alla fonda di fronte a Troia, significa conoscere, riconoscere, ricordare. Il catalogo è una delle prime forme di scrittura, che affida la memoria alla storia.
Enciclopedie,  indici, sillogi, ma anche figuratamente alberi, scale, orti, mappe, biblioteche, sono la reificazione di una tensione essenziale, che aspira a enumerare, ma anche a catalogare, a ordinare, a classificare, in ultima istanza a conoscere.
Il De ortu scientiarum di Roberto Kilwardby, la Bibliotheca mundi di Vincenzo di Beauvais, Le Tresor di BrunettoLatini, gli scritti di Raimondo Lullo, di Alberto Magno, di Ruggero Bacone non sono che gli esempi più eclatanti di una biblioteca di cui la memoria ci ha tramandato probabilmente solo le briciole. Il De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico, che ebbe enorme successo di pubblico e di cui prima del 1500 si conteranno almeno 14 edizioni a stampa, può essere assunto come esempio tipo. L’indice di quest’opera è anche l’indice generale degli indici del Medioevo e da esso traspare non solo l’universo delle conoscenze, ma anche la sua gerarchia, il suo ordine, la sua essenza:

Prohemium; De Deo et ejus essentia (I); De proprietatibus angelorum (II); De anima et ejus proprietatibus (III); De qualitatibus et humaribus humani corporis (IIII); De partibus humani corporis (V); De etatibus hominis (VI); De infirmitatibus (VII); De mundo et ejus proprietatibus (VIII); De proprietatibus temporis et ejus partibus (IX); De materia et forma (X); De aere et ejus proprietatibus (XI); De avibus (XII); De aquis (XIII); De terra (XIIII); De provintiis (XV); De lapidibus et metallis (XVI); De arboribus et plantis (XVII); De animalibus (XVIII); De coloribus, de odoribus, de saporibus, de liquoribus, de ovis, de numero, de mensuris, de pondere, de instrumentis musicalibus.

Inseguire, lungo le scritture di Francesco Bacone, di Diderot e D’Alembert, di Voltaire e di Linneo, la labirintica storia degli ordinati cataloghi del mondo porterebbe altrove, anche perché altro è lo scopo di queste brevi righe. Quando nel 1751 Carl von Linné (1707-78) pubblicò il Systema Naturae, per la botanica incominciò una nuova era: “dal mondo del pressappoco - si entrò -nell’universo della precisione”.
“Tassonomia”, che dovrebbe più correttamente mantenere la lezione “tassinomia”, perché taxoV è invece l’albero del tasso, è voce dotta che significa catalogazione sistematica (botanica e zoologica) e ha il suo etimo nel sostantivo greco taxiV e nel verbo taxein (= mettere in ordine) e in onoma (= nome). Se la sistematica botanica e zoologica deve la sua paternità a Linneo, il nome tassonomia trova invece origine nella Théorie Elémentaire de la Botanique. Exposition des principes de la classification naturelle et de l’art de décrire et d’étudier les végétaux pubblicata da A.P. de Candolle nel 1813. Così si può leggere: “I vegetali devono quindi essere studiati dal naturalista in quanto essi, essendo gli uni diversi dagli altri, bisogna riconoscerli, descriverli e classificarli”. La Botanica, viene quindi suddivisa in: glossologia, tassonomia, fitografia, sinonimia botanica. E’ nata una nuova scienza. Già nel 1817 N.A. Desvaux recepisce le nuove istanze nel Programme du Cours de Botanique, professé au Jardin des Plantes d’Angers pour 1817 e il nuovo vocabolo entra, seppure con alterne fortune (non mancano le concorrenze della “taxologie” e della “zootaxie”) nell’accademia. Quando nel 1836 Auguste Comte consacrerà la 40° lezione del suo Cours de Philosophie Positive all’ “ensemble de la science biologique” non potrà fare a meno di declamare “la grande hiérarchie biologique”, che diventerà il tema della 42° lezione, intitolata alla “Biotaxique, c’est-à-dire, la coordination hiérarchique de tous les organismes connus ou même possibles, en une seule série gènérale”. (J.L. Fischer e R. Rey, De l’origine et de l’usage des termes Taxinomie - Taxonomie, in “Documents pour l’histoire du vocabulaire scientifique”, 5 (1983), pp.97-113).
In questo spirito si devono comprendere i tentativi, assolutamente significativi ed innovativi, di classificare - e quindi anche di organizzare gerarchicamente e sistematicamente - le cose, i beni materiali, i “prodotti delle arti e delle industrie”: il compito principale delle Commissioni delle Esposizioni, che a partire dai primi anni dell’Ottocento segneranno la vita “pubblica” della rivoluzione industriale.
Il 1862 è l’anno della International Exhibition di Londra, la medesima in cui il senatore De Vincenzi raccolse materiali per il nucleo originario per il Museo Industriale Italiano. L’universo della società tecnologica è organizzato, e sembrerebbe ormai definitivamente cristallizzato - dopo gli innumerevoli tentativi che ancora oggi leggiamo nei verbali delle Commissioni, nei cataloghi delle Mostre, negli elenchi dei Premi - in 36 categorie, che invece sono la fotografia della società (inglese) di quell’anno 1862:

1.   Cave, miniere, metallurgia e prodotti minerali
2.   Sostanze e prodotti chimici e farmaceutici
3.   Sostanze usate come alimentari
4.   Sostanze vegetali e animali utilizzate nelle manifatture
5.   Ferrovie, incluse locomotive e vagoni
6.   Mezzi di trasporto non appartenenti a sistemi ferroviari e tramviari
7.   Macchine per le manifatture e utensili
8.   Macchine in generale
9.   Macchine agricole e accessori
10. Ingegneria civile, architettura e costruzioni
11. Ingegneria militare, armi e accessori, armi portatili
12. Architettura e costruzioni navali
13. Strumenti scientifici e processi dipendenti dal loro uso
14. Apparecchi fotografici e fotografia
15. Orologeria
16. Strumenti musicali
17. Strumenti chirurgici e loro applicazioni
18. Cotone
19.  Lino e canapa
20. Seta e velluti
21. Lana e fibre animali
22. Tappeti
23. Tessuti, filati, feltri come campioni di tintura e di stampa
24. Tappezzerie, pizzi e passamaneria
25. Pelli, pellicce, piume e capelli
26. Cuoio, compresi finimenti e selleria
27. Abbigliamento
28. Carta, oggetti di cartoleria, stampa e legatura
29. Prodotti educativi
30. Arredamento, carta da parati e decorazioni
31. Ferro e oggetti metallicio
32. Coltelleria
33. Oggetti in metalli preziosi e loro imitazioni; gioielleria
34. Oggetti in vetro decorativi e per la casa
35. Ceramiche
36. Articoli da toelette e da viaggio; articoli vari.

Pochi anni dopo tutto sarà differente. E così via attraverso i Dizionari delle arti e delle industrie, i Cataloghi delle vendite per corrispondenza, i Programmi delle materie nelle scuole di ingegneria, sino agli indici delle Pagine gialle e di Internet.
Nel secondo fascicolo della Rivista “Le Genre Humain” del 1982 Georges Perec pubblica un breve saggio dal titolo Penser / Classer. Il Sommario, che precede i brevi paragrafi, nella sua caoticità, mi appare paradigmatico:

“Sommario - Metodi - Domande - Esercizi di vocabolario - Il mondo come puzzle - Utopie - Ventimila leghe sotto i mari - Ragione e pensiero - Gli Esquimesi - L’Esposizione Universale - L’alfabeto - Le classificazioni - Le gerarchie - Come classifico - Borges e i cinesi - Sei Shônagon - Le ineffabili gioie dell’enumerazione - Il Libro dei primati - Bassezza e inferiorità - Il dizionario - Jean Tardieu - Come penso - Aforismi - “In una rete di linee che si intersecano” - Varie - ?”

Scelgo proprio questo confuso (?) indice, come indice per altrettanti spunti, per un indice degli indici degli indici, per un universo tecnologico, di una società che non può non dirsi tecnologica, anche se oggi ama chiamarsi postindustriale, dove la protesi si confonde con l’arto, dove l’artificiale si confonde con il naturale. Paradosso potrebbe forse sembrare tutto ciò a Jorge Luis Borges, sempre vissuto sul filo della tensione essenziale di una biblioteca infinita, ma non è solo così.

Se la tassonomia sia una semplice utopia, o se invece rappresenti il primo passo verso la maturità di una scienza - il riferimento alla tecnologia, all’ingegneria, alla scienza dell’artificiale risulta inevitabile - è problema non solo di ordine pratico, ma “filosofico”. Esso rimane aperto ad un dibattito che non potrà dimenticare di aprirsi sulle frontiere, purtroppo ancora oggi spesso rese invalicabili dalle pretese autoreferenzialità delle singole discipline.

Una “sistematica” per la storia dell’ingegneria

Quando nel XVIII secolo Carl Linné mise mano al suo Systema Naturae aveva ben chiaro che le scienze naturali, per entrare a pieno diritto nella “nuova scienza”, avevano bisogno di fare chiarezza al proprio interno. Esse avevano bisogno di una struttura in grado di distinguere philum, genus, species. Il poter distinguere le relazioni strutturali tra gli appartenenti a una famiglia e la loro organizzazione gerarchica stava diventando l’elemento chiave della osservazione e della classificazione dei tre “regni” e soprattutto (inconsciamente) stava ponendo le basi a quanto avrebbe sviluppato nel secolo successivo Charles Darwin con la sua “teoria” dell’evoluzione.

Ma prima ancora di questi sviluppi, assolutamente impensabili al tempo di Linné, - e si prenda questa parentesi solo a titolo di esempio paradigmatico - si sentiva l’esigenza di stabilire, per esempio, se il corallo fosse una specie animale o vegetale, quando alcuni addirittura potevano pensare che fosse di origine minerale. Fu un italiano, Vitaliano Donati, a porre fine alla questione con un  suo saggio scientifico intitolato Della storia naturale marina dell’Adriatico che, dopo essere stato pubblicato in italiano (Venezia, appresso Francesco Storti, 1750) ebbe traduzioni in inglese (“Phil. Trans.”, XLVII, London, 1753), in tedesco (Halle, 1753) e in francese (La Haye, 1758). Ma non è il caso qui di aprire un capitolo che altri molto più qualificati hanno già diffusamente e puntualmente approfondito (Giulio Barsanti, Una lunga pazienza cieca, Torino, Einaudi, 2005).
Gli sforzi di classificare la “natura” avevano origini assai antiche e sono state ampiamente descritte da un altro saggio del già citato Barsanti (La Scala, la Mappa, l’Albero, Firenze : Sansoni, 1992) e alle metodiche analizzate si farà riferimento nelle brevi note che seguono.
Può invece essere utile soffermarsi sul termine “storia” che ricorre anche nel titolo del citato saggio del Donati. Le ragioni di una “storia” naturale si devono trovare nell’opera di Francesco Bacone che all’inizio del secolo XVII impostò un’opera monumentale di descrizione del mondo more historico, includendo in essa non solo ciò che era “naturale” ma anche quanto era “artificiale” ossia fatto ad arte, per mezzo della tecnica.
Se nella meccanica una struttura “elementare” (ossia “per elementi”) cercava di spiegare la organizzazione degli ingegnia attraverso la loro scomposizione nelle “macchine semplici”, nel mondo antico la organizzazione sistematica del sapere può solo essere derivata dai pochi trattati che ci sono giunti. Il De Architectura di Marco Vitruvio Pollione è organizzato in dieci libri:
  
Libro 1: Introduzione all'architet-tura. La scelta dei luoghi. Gli elementi della geometria.
Libro 2: La storia e la filosofia del costruire. Gli elementi del costruire: mattoni, pietre, sabbia, calce, poz-zolana. i legnami. La costruzione dei muri.
Libro 3: Gli ordini architettonici e i canoni del costruire. Le fondazioni e le colonne.
Libro 4: I templi.
Libro 5: Gli edifici pubblici: il foro, i teatri, la basilica. Elementi di armonia musicale. Acustica architettonica.
Libro 6: Geografia ambientale. Le misure degli edifici.
Libro 7: I terrazzi, i muri, gli intonaci. Tecnica e preparazione dei colori.
Libro 8: l'idraulica: reperimento delle risorse e conduzione delle acque.
Libro 9: La misura del territorio. Nozioni di geometria. La misura del tempo e nozioni di Astronomia
Libro 10: La macchina. Le macchine da cantiere. Le macchine idrauliche. Le macchine da guerra. L'organo musicale.

e questa suddivisione permette di individuare una prima mappa delle discipline e degli ambiti che competono all’ingegnarius o architectus, due professioni che ancora si confonderanno per molti secoli. Ma alle discipline si mescolano le tipologie dei “prodotti” di una tecnica significativamente indirizzata alle costruzioni edili. Purtroppo manca una completa descrizione dell’opera di Varrone, prolifico trattatista.
Nel Medioevo i trattati e le enciclopedie descrivono un mondo “naturale” dove gli artefatti  
Il manuale popolare Didascalicon de studio legendi di Ugo di San Vittore, pur basandosi sulla ripartizione delle artes secondo la classificazione della scienza di Aristotele e Boezio, la amplia e contempla le nuove “arti meccaniche”, “bastarde” ma necessarie per sopperire alle debolezze del corpo umano. Si parla di fabbricazione di tessuti e di armi, di tecniche di navigazione, di agricoltura, di caccia, di medicina e di arti teatrali.
“Tutte le conoscenze dapprima furono nella pratica, quindi divennero tecniche” Fra le «arti meccaniche o adulterine» si leggono “lanificium, armaturam, navigationem, agricultu-ram, venationem, medicinam, theatri-cam”.
Il Catalogus historiarum particularium secundum capita (London 1620) che viene posto da Francesco Bacone (1561-1626) a seguito del Novum Organum, con impaginazione distinta, può essere assunto come struttura di un’ipotetica enciclopedia delle arti e dei mestieri: è il prototipo progettuale dell’Encyclo-pédie. Le “storie”, o meglio il loro elenco, di cui si riporta il dettaglio relativo alle sole arti, riescono a descrivere compiutamente la storia della tecnica e dell’ingegneria. Qui dopo la Storia dei corpi celesti, o storia astronomica  seguono le Storie delle grandi masse e quindi le Storie delle specie naturali. Di qui incominciano le “storie delle arti e delle industria”:

[...] 26. Storia dei metalli perfetti, dell’oro, dell’argento; e delle miniere, delle vene e delle loro marcassiti; e anche la storia del lavoro nelle miniere. [...] Seguono le storie dell’uomo. [...] 81. Storia dell’arte culinaria e delle arti sussidiarie, come del macello, dell’allevamento dei polli, ecc. 82. Storia della cottura, della panificazione e delle arti sussidiarie, come quella del mugnaio, ecc. 83. Storia del vino. 84. Storia della cantina e dei differenti tipi di bevande. 85. Storia dei dolci e delle confetture. 86. Storia del miele. 87. Storia dello zucchero. 88. Storia dei latticini. 89. Storia dei bagni e unguenti. 90. Storia miscellanea relativa alla cura del corpo; dei barbieri, profumieri, ecc. 91. Storia della lavorazione dell’oro e arti sussidiarie. 92. Storia della lana e delle arti sussidiarie. 93. Storia delle manifatture della seta e delle arti sussidiarie. 94. Storia delle manifatture del lino, della canapa, del cotone, delle setole, e di altri tipi di filo, e delle loro arti sussidiarie. 95. Storia della lavorazione delle piume. 96. Storia della tessitura, e delle arti sussidiarie. 97. Storia della tintoria. 98. Storia della conciatura, della lavorazione del cuoio, e delle arti sussidiarie. 99. Storia della lavorazione di coltrici e piume. 100. Storia della lavorazione del ferro. 101. Storia dell’estrazione e della lavorazione della pietra. 102. Storia della costruzione dei mattoni e delle tegole. 103. Storia della costruzione dei vasi. 104. Storia dei cementi e degli smalti. 105. Storia della lavorazione del legno. 106. Storia della lavorazione del piombo. 107. Storia del vetro e di tutte le sostanze vetrose e della lavorazione del vetro. 108. Storia dell’architettura in generale. 109. Storia della costruzione di carri, carrozze, lettighe, ecc. 110. Storia dell’arte tipografica, dei libri, della scrittura, dei sigilli; dell’inchiostro, della penna, della carta, delle membrane, ecc. 111. Storia della cera. 112. Storia dei lavori di vimini. 113. Storia dei lavori di stuoie e delle manifatture di paglia, di giunco e simili. 114. Storia della lavanderia e delle pulizie, ecc. 115. Storia dell’agricoltura, della pastorizia, della coltura dei boschi, ecc. 116. Storia dell’orticoltura. 117. Storia della pesca. 118. Storia della caccia e dell’uccellagione. 119. Storia dell’arte della guerra, e delle arti sussidiarie, come la costruzione di armi, di archi, frecce, archibugi, cannoni, baliste, macchine, ecc. 120. Storia dell’arte della navigazione, e dei mestieri e delle arti sussidiarie. 121. Storia dell’atletica e degli esercizi umani in genere. 122. Storia dell’arte del cavalcare. 123. Storia dei giochi di ogni tipo. 124. Storia dei prestigiatori e dei saltimbanchi. 125. Storia miscellanea di diversi materiali artificiali; come lo smalto, la porcellana, vari cementi, ecc. 126. Storia dei sali. 127. Storia miscellanea di diverse macchine e moti. 128. Storia miscellanea degli esperimenti comuni, che non si sono costituiti in arte. Si devono scrivere anche le storie delle matematiche pure, per quanto esse siano piuttosto osservazioni che esperimenti. 129. Storia delle nature e dei poteri dei numeri. 130. Storia delle nature e dei poteri delle figure. (F. Bacone, Opere, a cura di P. Rossi, Torino, Utet, 1975, pp. 815 sgg.)

Ma queste storie mancano di una struttura gerarchica e sembra solo che il loro autore abbia avuto la preoccupazione di non dimenticare nulla. Delle «storie» baconiane, furono progettate tra il 1622 e il 1623 l’Historia ventorum, l’Historia gravis et levis, l’Historia sympathiae et antipathiae rerum, l’Historia sulphuris, mercurii et salis, l’Historia vitae et mortis, l’Historia densi et rari, ma solamente le ultime due furono portate a compimento e pubblicate postume nel 1658.
  
Intanto l’ingegneria, promossa presso il grande pubblico dai teatri di macchine, continuava a suddividersi in ingegneria “civile” e “militare”, lasciando la prima ampio spazio a una scienza che sempre più andava delineandosi nella sua autonomia: l’Idraulica, di cui lo scienziato e amico di Galilei, il padre Benedetto Castelli, fu uno dei pionieri.
Per tutto il XVII secolo sembra quasi che la preoccupazione di dare ordine nella tecnica, che già stava subendo importanti processi innovativi, non risultasse primaria. Bisogna pertanto aspettare il “secolo dei lumi” e soprattutto le nuove esigenze dei corpi tecnici militari per far nascere una “sistematica” del sapere tecnico.
La nuova situazione venutasi a creare nel Ducato sabaudo dopo la vittoria sui Francesi (1706) impose una organizzazione generale delle strutture dello Stato, per avviare una "ricostruzione" organica ed efficiente. In questi piani non doveva, né di fatto lo fu, essere trascurato l'Esercito e soprattutto i suoi corpi tecnici. Nella dinamica della ricostruzione, il re Vittorio Amedeo II diramò in data 23 marzo 1726 un Regio Viglietto sulle norme di "construzione de' novi Inventarij dell'Artiglieria". L'esigenza di "far denominare propriamente e categoricamente tutte le rispettive Robbe et Utigli" dell'Artiglieria è sintomo di una nuova mentalità aperta a concetti innovativi di efficienza e funzionalità. A seguito di un nuovo Viglietto emanato da Carlo Emanuele III, in data 24 marzo 1731 si rinnovò la prescrizione di eseguire un nuovo inventario delle "Robbe d'Artiglieria". Il 18 aprile dello stesso anno il Commendator D'Embser fu "caricato di far eseguire il contenuto dei controscritti tre capi" e cioè di redigere: un "novo Vocabolario [...] sovra tutte le categorie" concernenti l'Artiglieria. Con rapidità incredibile, in meno di due anni furono redatti due documenti. Il primo è il Dizzionario Istruttivo di tutte le Robbe appartenenti all'Artiglieria, il secondo documento è invece una raccolta di Dissegni d'ogni sorta de Cannoni et Mortari con tutte le pezze, stromenti et utigli appartenenti all'Artiglieria come anco le piante, alzate et profili di tutte le machine, edifizy, et ordegni necessary per la medema, l'anno 1732". Se pure solo limitatamente all’ingegneria militare, il Dizzionario resta un “catalogo ragionato” di grandissimo interesse per l’organizzazione dell’ingegneria militare dell’epoca.
  
D’altro canto, se la Cyclopedia or, An Universal Dictionary of Arts and Sciences (London, 1728) di Ephraim Chambers ancora risente di un enciclopedismo medievale, seppure fortemente già polarizzato sulle scienze e le tecniche, è l’Encyclopédie (Paris, 1751) di Didertot e D’Alembert a mettere un po’ d’ordine nelle tassonomie. Nel Tableau raisonnée des connaissances humaines, che introduce il primo volume la conoscenza umana è suddivisa in tre settori: Memoire, Raison, Imagination: la classificazione di “arts, métiers, et manufactures” prevede che le tecniche siano classificate all’interno della mémoire, e più precisamente nell’ambito dell’histoire naturelle, secondo un’enumerazione semplice e priva di organicità.
Charles Dupin, nei suoi corsi al Conservatoire, ha classificato le diverse arti e mestieri secondo i bisogni dell’uomo, alla luce della nuova organizzazione del lavoro industriale, nella maniera più conforme ai ruoli assunti nella società:

1.    la preparazione delle materie prime
2.    il nutrimento dell’uomo, compreso i medicinali
3.    i vestiti ovvero le arti vestiarie
4.    i mutamenti del globo per renderlo conforme ai nostri desideri
5.    i mobili, gli utensili, gli strumenti, e le macchine
6.    la lavorazione degli oggetti
7.    gli strumenti e le procedure usate nelle scienze e nelle belle arti.

Sono le prime industrie e soprattutto le “esposizioni di arti e manifatture” a far nascere l’esigenza di rimettere in ordine un settore che stava entrando in una fase di grande complessità.
Il 1862 è l’anno della International Exhibition di Londra, la medesima in cui il senatore De Vincenzi raccolse materiali per il nucleo originario per il Museo Industriale Italiano. L’universo della società tecnologica è organizzato, dopo gli innumerevoli tentativi che ancora oggi leggiamo nei verbali delle Commissioni, nei cataloghi delle Mostre, negli elenchi dei Premi – in 36 categorie, che invece sono la fotografia della società (inglese) di quell’anno 1862:

1. Cave, miniere, metallurgia e prodotti minerali
2. Sostanze e prodotti chimici e farmaceutici
3. Sostanze usate come alimentari
4. Sostanze vegetali e animali utilizzate nelle manifatture
5. Ferrovie, incluse locomotive e vagoni
6. Mezzi di trasporto non appartenenti a sistemi ferroviari e tramviari
7. Macchine per le manifatture e utensili
8. Macchine in generale
9. Macchine agricole e accessori
10. Ingegneria civile, architettura e costruzioni
11. Ingegneria militare, armi e accessori, armi portatili
12. Architettura e costruzioni navali
13. Strumenti scientifici e processi dipendenti dal loro uso
14. Apparecchi fotografici e fotografia
15. Orologeria
16. Strumenti musicali
17. Strumenti chirurgici e loro applicazioni
18. Cotone
19. Lino e canapa
20. Seta e velluti
21. Lana e fibre animali
22. Tappeti
23. Tessuti, filati, feltri come campioni di tintura e di stampa
24. Tappezzerie, pizzi e passamaneria
25. Pelli, pellicce, piume e capelli
26. Cuoio, compresi finimenti e selleria
27. Abbigliamento
28. Carta, oggetti di cartoleria, stampa e legatura
29. Prodotti educativi
30. Arredamento, carta da parati e decorazioni
31. Ferro e oggetti metallici
32. Coltelleria
33. Oggetti in metalli preziosi e loro imitazioni; gioielleria
34. Oggetti in vetro decorativi e per la casa
35. Ceramiche
36. Articoli da toelette e da viaggio; articoli vari.

E’ però inevitabile che le classificazioni “industriali” e “mer-ceologiche” seguano le mode e stentino a radicarsi all’interno di saperi codificati nelle “scuole” e destinate alla trasmissione del sapere tecnico sulla base di un contesto culturale che ha bisogno di riferimenti più stabili e duraturi, come li richiede la nuova “cultura politecnica”.
La storia dell’ingegneria, si sviluppa però non solo intorno all’innovazione industriale, ma trova nelle istituzioni, negli “istituti tecnici superiori”, nei “politecinici” lo spazio naturale per un consolidamento di nuove suddivisioni disciplinari.
I vari corsi di laurea, sorti negli atenei italiani, e in specie nelle facoltà di ingegneria, nella seconda metà del XX secolo hanno portato oggi a una proliferazione delle “ingegnerie” il cui catalogo, al di là di varianti minimali, può essere sintetizzato come segue:

Ingegneria aeronautica e spaziale
Ingegneria agroalimentare
Ingegneria ambientale
Ingegneria biomedica
Ingegneria chimica
Ingegneria civile
Ingegneria dell’automazione
Ingegneria dell’autoveicolo
Ingegneria delle telecomunicazioni
Ingegneria elettrica industriale
Ingegneria elettronica
Ingegneria energetica
Ingegneria ferroviaria
Ingegneria fisica
Ingegneria gestionale
Ingegneria idraulica
Ingegneria industriale
Ingegneria informatica
Ingegneria meccanica
Ingegneria militare
Ingegneria mineraria
Ingegneria navale
Ingegneria nucleare
Ingegneria tessile

Forse, per una disamina più organica, sarebbe più utile trovare un “ordinamento” cronologico delle varie discipline individuandone la data e il luogo di “nascita”. Così, per esempio, e sempre solo con riferimento al “caso” italiano, calato nella realtà delle “specializzazioni” universitarie, si avrebbe il seguente elenco cronologico e geografico:

Ingegneria civile (1859, Torino, Milano)
Ingegneria meccanica (1867, Torino)
Ingegneria chimica (1867, Torino)
Ingegneria metallurgica (1867, Torino)
Ingegneria industriale agricola (1867, Torino)
Ingegneria industriale (1879, Torino e Milano)
Ingegneria elettrotecnica (1886, Torino)
Ingegneria aeronautica (1913, Torino)
...
Ingegneria aerospaziale (1960, Roma)
Ingegneria gestionale (1975, Milano)

Ma anche in questo caso il legarsi troppo rigidamente alla nascita di un corso di laurea rischia di dimenticare gli “esperimenti pilota”, le esperienze pionieristiche, che spesso lasciano tracce significative nella storia della conoscenza, anche se non hanno il tempo di consolidarsi all’interno delle istituzioni. E allora, forse, potrebbe sembrare più utile il legare la tassonomia dell’ingegneria al sorgere di nuove discipline, istituzionalizzate all’interno di corsi universitari, ma la situazione appare subito caotica.
Del resto anche la stessa suddivisione dei cosiddetti “settori scientifico-disciplinari” regolati dal Decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica del 4 ottobre 2000, di cui si stralcia la parte relativa all’ingegneria, è stato recentemente posto all’esame di nuove revisioni e accorpamenti.

Area 08 - Ingegneria civile e Architettura

ICAR/01 Idraulica
ICAR/02 Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia
ICAR/03 Ingegneria sanitaria-ambientale
ICAR/04 Strade, ferrovie ed aeroporti
ICAR/05 Trasporti
ICAR/06 Topografia e cartografia
ICAR/07 Geotecnica
ICAR/08 Scienza delle costruzioni
ICAR/09 Tecnica delle costruzioni
ICAR/10 Architettura tecnica
ICAR/11 Produzione edilizia
ICAR/12 Tecnologia dell'architettura
ICAR/13 Disegno industriale
ICAR/14 composizione architettonica e urbana
ICAR/15 Architettura del paesaggio
ICAR/16 Architettura degli interni e allestimento
ICAR/17 Disegno
ICAR/18 Storia dell'architettura
ICAR/19 Restauro
ICAR/20 Tecnica e pianificazione urbanistica
ICAR/21 Urbanistica
ICAR/22 Estimo

 Area 09 - Ingegneria industriale e dell'informazione

ING-IND/01 Architettura navale
ING-IND/02 Costruzioni e impianti navali e marini
ING-IND/03 Meccanica del volo
ING-IND/04 Costruzioni e strutture aerospaziali
ING-IND/05 Impianti e sistemi aerospaziali
ING-IND/06 Fluidodinamica
ING-IND/07 propulsione aerospaziale
ING-IND/08 Macchine a fluido
ING-IND/09 sistemi per l'energia e l'ambiente
ING-IND/10 Fisica tecnica industriale
ING-IND/11 Fisica tecnica ambientale
ING-IND/12 Misure meccaniche e termiche
ING-IND/13 Meccanica applicata alle macchine
ING-IND/14 Progettazione meccanica e costruzione di macchine
ING-IND/15 Disegno e metodi dell'ingegneria industriale
ING-IND/16 Tecnologie e sistemi di lavorazione
ING-IND/1 Impianti industriali meccanici
ING-IND/18 Fisica dei reattori nucleari
ING-IND/19 Impianti nucleari
ING-IND/20 Misure e strumentazione nucleari
ING-IND/21 Metallurgia
ING-IND/22 Scienza e tecnologia dei materiali
ING-IND/23 Chimica fisica applicata
ING-IND/24 Principi di ingegneria chimica
ING-IND/25 Impianti chimici
ING-IND/26 Teoria dello sviluppo dei processi chimici
ING-IND/27 Chimica industriale e tecnologica
ING-IND/28 Ingegneria e sicurezza degli scavi
ING-IND/29 Ingegneria delle materie prime
ING-IND/30 Idrocarburi e fluidi del sottosuolo
ING-IND/31 Elettrotecnica
ING-IND/32 Convertitori, macchine e azionamenti elettrici
ING-IND/33 sistemi elettrici per l'energia
ING-IND/34 Bioingegneria industriale
ING-IND/35 Ingegneria economico-gestionale
ING-INF/01 Elettronica
ING-INF/02 Campi elettromagnetici
ING-INF/03 Telecomunicazioni
ING-INF/04 Automatica
ING-INF/05 Sistemi di elaborazione delle informazioni
ING-INF/06 Bioingegneria elettronica e informatica
ING-INF/07 Misure elettriche e elettroniche

Per concludere, di fronte a un problema che qui è solo presentato in maniera frammentaria e incompleta, per evidenziarne le criticità nella stessa sua formulazione, si ritorna a una recente “rappresentazione” dell’ingegneria apparsa in una Mostra (Ingegneri per gioco, giochi per ingegneri, Milano novembre-dicembre 2007, Torino febbraio-marzo 2008) la quale ha accorpato il “sapere” degli ingegneri in nove “categorie” che abbandonano i “settori disciplinari” per privilegiare i fondamenti epistemologici di un sapere tecnico in continua evoluzione:

Matematica e Fisica
Materiali e Processi
Costruzioni e Architetture
Meccanica e Trasporti
Energetica e Ambiente
Aeronautica e Spazio
Elettronica e Telecomunicazioni
Automazione e Robotica
Logistica e Management

E’ inevitabile che le classificazioni seguono dinamiche in continua evoluzione e non possono congelarsi in rigidi schemi, e inoltre ogni tassonomia non può considerarsi assoluta ed “esclusiva” perché gli ambiti culturali sconfinano gli uni negli altri e proprio da queste contaminazioni nascono e nasceranno le discipline future.
Una tassonomia dell’ingegneria, in assoluto, non è quindi possibile e ogni classificazione rischia di cadere sotto questo o quel riduzionismo, ma ciò nonostante una storia tassonomica dell’ingegneria di certo aiuterà a comprendere l’evoluzione di un corpus disciplinare intorno a cui ancora si è fatto poco per fare luce sui suoi fondamenti epistemologici. Ma soltanto con questa visione tassonomica sarà possibile incominciare a organizzare una completa “storia dell’ingegneria”.

Pensare/classificare è il titolo di un curioso saggio di Georges Perec (Milano, Rizzoli, 1989) dove sono puntualizzate le domande cardine intorno a ogni classificazione, perché “pensare è classificare”.
“Che cosa significa la barra di separazione tra il pensare e il clas-sificare? Che cosa mi si domanda, alla fine? Se penso prima di clas-sificare? Se classifico prima di pen-sare? Come classifico ciò che penso? Come penso quando voglio classificare?”

E poiché ogni classificazione reca in sé una struttura gerarchica, forse varrebbe la pena rifarsi allo schema che hanno proposto Brockmann, Horton e Brock (R.J. Brockmann, W. Horton, e K. Brock, , From database to hypertext via electronic publishing: an information odyssey, in The Society of text: hypertext, hypermedia, and the social construction of information, edited by Edward Barrett, Cambridge-London, The MIT Press, 1989).

Alla sequenza, all’albero, alla matrice, la società dell’informazione, che trova nel Web la sua nuova realtà operativa e di supporto, nonché i suoi nuovi fondamenti epistemologici, si sta sostituendo il paradigma della rete, dove gli intrichi e i “sentieri che si biforcano” sembrano essere la nuova “regola”